La calunnia è un venticello…

La calunnia è un venticello…
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Quest’anno ricorre il bicentenario dell’opera buffa “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini. Musicata su libretto di Cesare Sterbini l’opera ha al suo interno un’aria assai famosa.

Eccola:

[…] La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar. Piano piano, terra terra, sotto voce, sibilando, va scorrendo, va ronzando; nelle orecchie della gente s’introduce destramente e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo lo schiamazzo va crescendo: prende forza a poco a poco, vola già di loco in loco, sembra il tuono, la tempesta che nel sen della foresta, va fischiando, brontolando e ti fa d’orror gelar. Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia e produce un’esplosione come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale, che fa l’aria rimbombar. E il meschino calunniato, avvilito, calpestato sotto il pubblico flagello per gran sorte va a crepar […].

Calunnia… calunnia… Beh, credo che molti, chi più chi meno, possono dire di essere stati vittime di questo “temporale”. Anche chi scrive, ovviamente: ci mancherebbe che mi fossi fatto mancare questa esperienza. Non sia mai! Fa parte del gioco. Prendere o lasciare. Senza contare gli ostacoli e gli ostruzionismi perpretati dai sempre presenti (ma nascosti nell’ombra) seguaci del capitano Boycott, azioni che già di per sé connotano chi le attua. Che dire? Mah! Verrebbe da dire: «Fermate il mondo… voglio scendere». E invece, alla fine, seppur sconsolatamente, diciamo: «Andiamo avanti».

Stessa frase, quest’ultima, che sicuramente avrà detto anche Rossini la sera della prima di questa sua opera, visto che fu un fiasco. Sì, un fiasco. Strano, vero? Eppure andò proprio così. E pensare che aveva Giove di transito in esatto trigono al Sole natale e Urano in esatta congiunzione alla Parte del Successo di nascita. E allora? Allora anche lì l’ebbero vinta i preconcetti e l’ostilità di buona parte del pubblico che non accettava che un “giovane” ardisse a «presentarsi con un’opera sullo stesso soggetto che aveva reso celebre e amatissimo il compositore italiano Giovanni Paisiello (1740-1816). Costui era infatti autore di un Barbiere di Siviglia rappresentato per la prima volta a Pietroburgo nel 1782, ma nel 1816 ancora talmente popolare in Italia da far sembrare quasi provocatoria la messa in musica dello stesso argomento da parte di un compositore giovane, foss’anche dotato e affermato come il ventitreenne Rossini» [1].

L’ebbero vinta per poco però, ché già dalle repliche successive fu, e i transiti suddetti erano lì a dimostrarlo, un trionfo.


[1] Tratto da: www.sergiosablich.org.

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