Luca Gaurico 1475-1558

Luca Gaurico 1475-1558
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Oggi, 460 anni fa, il 6 marzo 1558, moriva l’astrologo, matematico ed editore Luca Gaurico. Era nato a Gauro, oggi frazione di Montecorvino Rovella, allora sotto Giffoni, il 12 marzo 1475.

Nel 1497, alla morte del padre, da Napoli se ne andò a studiare a Padova dove seguì le lezioni di Pietro Pomponazzi laureandosi in Filosofia nel 1502. Nonostante tale laurea la sua prima cattedra fu quella di Astronomia nello stesso ateneo. È di quel periodo il suo primo pronostico, “Prognosticon Anni 1502[1], edito a Venezia il 14 dicembre 1501 per i tipi di Bernardino Vitali. Nel 1506 divenne lettore serale di Astrologia nello Studio di Bologna[2].

Ebbe fama di grande astrologo e le sue predizioni, si diceva, si avveravano sempre. E però di una di queste non ebbe gran simpatia Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna, che consultò Gaurico nel 1506 per conoscere il proprio destino, visto che lo fece torturare, incarcerare per venticinque giorni e poi lo mandò in esilio: cosa gli pronosticò Gaurico per innescare una tale reazione? Che se non si fosse pentito della sua crudeltà, dei suoi delitti, se non si fosse inginocchiato ai piedi del Papa, avrebbe vista la sua rovina, perdendo la signoria sulla città e vedendo la propria casa distrutta. Nonostante i patimenti subiti Gaurico si riprese una bella rivincita, ché poco tempo dopo (11 novembre 1506) papa Giulio II (Giuliano della Rovere) sconfisse il Bentivoglio entrando trionfalmente a Bologna e radendone al suolo il palazzo, come lo stesso Gaurico, con malcelata soddisfazione, ricorda nel suo “Tractatus astrologicus” quando affronta il Tema natale del Bentivoglio:

Non multo tempore post, Iulius II. Pont. Max. intrepidus cum uno exercitu prope Imolam, & altero in Mutinensium municipio, singulos illos Tyrannos, & sequaces profligavit, & Palatium eius fuit solo aequatum, uti omnes norunt, & Tyranni omnes illi vitam cum morte commutarunt, & ante obitum atroces poenas dederunt (III, f. 49v).

Comunque, esiliato da Bentivoglio, Gaurico se ne andò a Ferrara dove nel 1507 ottenne, grazie all’intercessione di Cristoforo Madruzzo (1512-1578), allora giovane sacerdote poi principe-vescovo di Trento, la cattedra di Astrologia succedendo a Pietro Bono Avogario. Nello Studio ferrarese, proprio nel 1507 (il 18 ottobre, giorno di San Luca), Gaurico difese con forza l’astrologia in una prolusione, edita poi col titolo di “Oratio de inventoribus et astrologiae laudibus habita in Ferrariensi academia[3], tenuta davanti a un pubblico di cittadini, scolari e professori, specificando che comunque era il volere di Dio che poi si rifletteva sulla carta natale dell’individuo a “influenzare” l’uomo, e che le stelle senza l’intervento di Dio non sono nulla

Nel 1512, trovandosi a Mantova, ebbe modo di incontrare il cardinale Giovanni di Lorenzo de’ Medici (1475-1521): Gaurico_1in quell’occasione Gaurico convinse il Cardinale a farsi leggere la mano da un anziano frate suo amico, fra Serafino, «frater Seraphinus senex, doctus Theologus, Astronomiae non ignarus, sed Chyromanticus egregius» (Tractatus, II, f. 19v); il frate predisse a Giovanni de’ Medici che di lì a poco sarebbe diventato Papa, la qual cosa lo meravigliò non poco vista la sua giovane età e la salute malferma. Pochi mesi dopo però, il 21 febbraio 1513, papa Giulio II morì. Nel conclave che ne seguì, a sorpresa, i Cardinali riuniti elessero Papa proprio Giovanni de’ Medici, che assunse il nome di Leone X. Il nuovo Pontefice volle subito ricompensare l’anziano frate con una carica ecclesiastica, ma questi preferì essere pagato in denaro. Da lì iniziò anche la fortuna di Gaurico, che entrò così nelle grazie del Papa[4].

Ma di altri papi godette l’appoggio: nel 1529 e poi ancora nel 1532 predisse all’allora cardinale Alessandro Farnese (1468-1549) il soglio pontificio; quando questi, il 13 ottobre 1534, divenne davvero Papa (Paolo III), non ci mise molto a chiamarlo a Roma, trasferimento che il nostro attuò però mesi dopo e grazie all’appoggio economico di Ercole d’Este al quale Gaurico, in forti ristrettezze economiche, si era rivolto con una lettera in data 26 ottobre 1534 nella quale, per ingraziarsi i suoi favori, gli predisse che presto sarebbe diventato duca di Ferrara; Ercole rispose facendogli avere la somma di 100 ducati con la quale Gaurico poté finalmente, nei primi mesi del 1535, raggiungere Roma; lì il Papa lo nominò suo Commensale e Cavaliere di San Pietro.

Il 18 aprile 1543 venne incaricato dal Papa di trovare il punto astrologico favorevole per la posa della prima pietra dell’ala farnesina del Vaticano.
Nel 1545 venne nominato vescovo di Civitate (San Severo in Puglia) con una rendita di 10 ducati d’oro al mese (oltre alla rendita della chiesa stessa che ammontava a circa 300 ducati d’oro), carica che mantenne dal 14 dicembre 1545 al 30 maggio 1550, anche se già dal 1549 (alla morte del Papa) se ne andò a Padova e poi a Venezia.
Nella città lagunare pubblicò il suo “Tractatus astrologicus” (1552), opera che però gli valse l’espulsione da Venezia per via di alcune asserzioni non vere lì contenute (e da lui non ritrattate) sul comportamento non tanto cristallino tenuto dal governo della Serenissima nei confronti di due insigni cittadini padovani (quest’opera venne poi inserita nel 1559 nell’“Index librorum prohibitorum”).
Prima di partire da Venezia, però, Gaurico inviò al duca di Ferrara (luglio 1552) un pronostico riguardanti i re Carlo V, Ferdinando I ed Enrico II di Francia: in questo vaticinio si parlava del pericolo per gli occhi del re di Francia, evento che parve confermato sette anni dopo quando Enrico II morì (luglio 1559) proprio per una ferita agli occhi patita durante un torneo. Da Venezia si spostò a Bologna e di lì, nel 1556, a Roma.

Epici, all’epoca, furono i suoi scontri verbali con Girolamo Cardano: non si potevano vedere l’un l’altro, ognuno criticando e sbeffeggiando opere e pensieri dell’altro; pare che l’antipatia nascesse dal fatto che Gaurico (secondo Cardano) si sarebbe appropriato (1504) di un lavoro di revisione filologica eseguito dal padre di Cardano, Fazio, sul trattato “Perspectiva communis” del filosofo e teologo inglese del XIII secolo John Peckham, quindi Cardano accusando Gaurico di plagio e apostrofandolo come un insigne impostore, ciò che dette la stura a tutta una serie incrociata, fra i due, di improperi e critiche roventi.

Ma c’è un fatto interessante e curioso che vale la pena descrivere e che ci ragguaglia sul peso anche politico che aveva l’astrologia, ovvero come quest’ultima venisse usata per dare maggior peso a certe situazioni o per dar loro una “conferma celeste”: nell’aprile del 1532 Gaurico venne invitato in Germania, a Wittenberg, dal teologo Filippo Melantone (Philipp Melanchthon, nato Philipp Schwarzerd, 1497-1560), che lo teneva in grandissima considerazione; Melantone, collaboratore e amico personale del teologo e riformatore Martin Lutero (1483-1546), fu nel 1530 l’estensore della famosa “Confessione Augustana” dove venivano esposti i principi del Protestantesimo luterano; questi aveva una grandissima fede nell’astrologia (a differenza di Lutero), a tal punto che per avallare certe sue tesi non si peritò di distorcere alcuni dati pur di far coincidere l’evento storico con la posizione delle stelle, ecco perché chiamò Gaurico: per far sì che l’esperto, con la sua arte, con l’astrologia, trovasse significative correlazioni fra la nascita del grande riformatore Lutero e i disegni celesti; e però di Lutero si sapeva quand’era nato, cioè il 10 novembre 1483; e allora? E allora ciò che fece Gaurico

[…] fu di sostituire la reale data di nascita di Lutero, cioè il 10 novembre 1483, con una data astrologico-congetturale, cioè il 22 ottobre 1484 (ore 1,10). Su questa data “mitica”, che implicava una contraffazione dell’evento storico, si accordarono (sia pure con qualche significativa variante) anche i seguaci di Lutero, come Melantone, Carion e l’ambiente riformato di Wittenberg […]. Come poté dunque accadere che i più fedeli sostenitori di Lutero fossero giunti ad accettare uno spostamento di data, del tutto arbitrario, e ne avessero poi (almeno fino ad un certo punto) sostenuto la ragionevolezza?[5]

Da considerare poi che l’oroscopo costruito da Gaurico non era certo favorevole a Lutero, e però inseriva la nascita di quest’ultimo in un affresco astrale assai emblematico: secondo la teoria del grande astrologo arabo del IX secolo Abū-Ma’šhar il verificarsi della congiunzione Giove-Saturno significava la nascita di grandi profeti: nel 1484 si era verificato proprio questo aspetto e per giunta nello Scorpione (luogo di cambiamenti radicali), e l’oroscopo redatto da Gaurico vedeva in questo Segno, oltre la suddetta congiunzione, anche la presenza di Sole, Mercurio e Venere, per di più tutti in Nona Casa, quella della religione, con l’aggiunta poi di Marte in Ariete, così che quel quadro astrale calzava a pennello con Lutero, con la sua eloquenza veemente, con la sua aggressività e con l’impatto disgregativo (secondo Gaurico) che aveva la sua riforma[6].

Gaurico ebbe un’ampia produzione letteraria che toccava i più svariati temi, dalla riforma del calendario, alle Effemeridi, ai pronostici.
L’opera sua più famosa è però quel “Tractatus Astrologicus…[7] in cui compaiono i Temi di papi, re, studiosi, notabili e artisti, ma anche di edifici e città, opera che venne inserita dalla Chiesa, già nel 1559, nell’“Index librorum prohibitorum”.
Tutta la sua produzione letteraria è comunque racchiusa in tre volumi dal titolo: “Operum omnium, quae quidem extant, L. Gaurici Geophonensis…[8], stampati a Basilea nel marzo 1575 per i tipi di Heinrich Petri.

Come detto, Gaurico morì a Roma il 6 marzo 1558 e venne inumato nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli, come chiesto nel suo testamento del 5 marzo rogato per gli atti di Cesare Castrucci da Pellestrina, seppellito «absque aliqua pompa in Ecclesia S. Mariae de Aracoeli ante portam magnam dictae Ecclesiae prope sepulturam Dominorum de Blondis»[9]. Nell’epitaffio a cura dei suoi eredi testamentari, il giffonese Sebastiano Benincasa e il bolognese Ottaviano Cane, così venne scritto[10]:

D. O. M.
LVCAE GAVRICO GEOPHONEN
EPO CIVITATEN
OBIIT DIE VI. MARTII MDLVIII
VIXIT ANN. LXXXII. M. XI. D. XXV.
DD. SEBASTIANVS BENEINCASA
GEOPHONEN. ET OCTAVIANVS
CANIS BONONIEN. HAEREDES
EX TESTAMENTO B. M. P.

Da questo epitaffio si evince che Gaurico nacque nel 1475 e non 1476 come in alcuni testi viene riportato. A lui venne dedicato, nel 1935, un cratere lunare, Gauricus.

(Maggiori dettagli nel mio libro “Astrologia Italica”).


[1] Titolo dell’opera: Lucae Gaurici Jeophonensis, Ex regno Neapolitano. Prognosticon Anni 1502, Venetiis, Per Bernardinum Venetum De Vitalibus Anno Domini M.CCCCCJ. Decimoquarto Mensis Decembris. L’opera è presente nella Biblioteca Universitaria di Bologna (collocazione: A.5. KK. 8. 29.22).
[2] FABRIZIO BÒNOLI, DANIELA PILIARVU, I Lettori di astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, CLUEB, Bologna 2001, p. 131.
[3] Questa prolusione venne inserita da Gaurico in una miscellanea sulla “sfera” (Sphaerae Tractatus) stampata a Venezia nel gennaio 1531 per i tipi di Lucantonio Giunta, ove vi erano anche i trattati di Giovanni Sacrobosco, Prosdocimo Beldomandis, Gherardo da Cremona, Georg von Peuerbach.
[4] La vicenda, insieme al Tema natale di Leone X (nato a Firenze l’11 dicembre 1475 alle ore 07.00 locali), è raccontata dallo stesso Gaurico nel suo Tractatus astrologicus (II, ff. 18r-19v).
[5] MARCO BERTOZZI, La publica arte dello indovinare: Luca Gaurico e l’astrologia all’alba del XVI secolo, in «Atti del 7° Congresso Nazionale di Astrologia “La disciplina astrologica nel passato universitario e nella cultura attuale”», promosso dal C.I.D.A. (Centro Italiano di Astrologia), Palazzo d’Accursio, Bologna, 15-16 aprile 1989, p.6.
[6] Il Tema natale di Martin Lutero è nel Tractatus astrologicus, IV, f. 69v. Gaurico lo fa nascere il 22 ottobre 1484 alle ore 01.00 P.M, corrispondente alle ore 12.55 locali, con l’Ascendente a 22° 00’ Capricorno, il Sole a 08° 30’ Scorpione, la Luna a 09° 03’ Sagittario.
[7] Titolo dell’opera: Lucae Gaurici Geophonensis Episcopi Civitatensis, Tractatus Astrologicus In quo agitur de praeteritis multorum hominum accidentibus per proprias eorum genituras ad unguem examinatis. Quorum exemplis consimilibus unusquisque de medio genethliacus vaticinari poterit de futuris, Quippe qui Per varios casus artem experientia fecit, Exemplo monstrante viam, Venetiis Apud Curtium Troianum Navò. M.D.LII. L’opera, in sei libri, contiene più di 200 oroscopi commentati di fondazione di città e chiese (libro I, ff. 1r-14r), papi e cardinali (II, ff. 15r-37v), imperatori, re e principi (III, ff. 38r-56v), filosofi, astrologi, poeti e artisti (IV, ff. 57r-86v), persone decedute di morte violenta (V, ff. 87r-115v), nascite deformi (VI, ff. 116r-121v). L’opera è presente nella Bayerische Staatsbibliothek München (collocazione: Res/4 Astr.p. 154).
[8] Titolo dell’opera: Tomus I [III]: Operum omnium quae quidem extant L. Gaurici Geophonensis episcopi astronomici praestantissimi, vatisque celeberrimi, omnium bonarum ac humanitatis artium: inprimis vero mathematicae & iudiciariae seu praenotionis scientiae, ad miraculum usque doctissimi: ingenio plane admirando & divino, philosophi, omni tam poëticarum, logicarum, quam physicarum, philosophicarum, theologicarumque scientiarum ac dogmatum facultate genereque praeclarissimi: professoribus & studiosis omnibus mathematicae, vel iudiciariae seu praedictivae artis, ad eam cognoscendam, non tam necessaria, quam utilia: iampridem summa cura ac singulari studio a suo interitu vindicata, & quasi postliminio revocata, pristinoque nitori restituta: & plaeraque ante non aedita, in unum corpus redacta: quorum catalogum singulorum tomorum & tractatuum, versa pagina demonstrabit: adiecimus singulis tomis, indicem rerum ac verborum omnium copiosissimum & diligentissimum, Impressum Basileae: ex officina Henricpetrina, [1575]. L’opera è presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (collocazione: MAGL. 1.4.173).
[9] CASIMIRO DA ROMA, Memorie istoriche della chiesa e convento di S. Maria in Araceli di Roma, Stamperia di Rocco Bernabò, Roma 1736, p. 269, nota a.
[10] CASIMIRO, ivi, pp. 268-269.

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