Giovanni Antonio Roffeni (1585? – 1643)

Giovanni Antonio Roffeni (1585? – 1643)
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370 anni fa, il 7 dicembre 1643, moriva a Bologna, colpito da malaria, l’astronomo e astrologo Giovanni Antonio Roffeni.

Si laureò in Filosofia a Bologna, sua città natale, il 10 maggio 1607 e in Medicina il 25 aprile 1622. Studiò anche Astronomia sotto la guida di Pietro Antonio Cataldi e di Giovanni Antonio Magini, di quest’ultimo diventandone amico e consigliere. Fu docente di Filosofia allo Studio bolognese e ne divenne anche Rettore, e fu in questa veste che nel 1616 invitò Johannes Kepler ad andare a insegnare a Bologna succedendo a Magini alla cattedra di Matematica.

Fu in corrispondenza anche con Galileo Galilei del quale a suo tempo (1611) prese anche le difese quando questi si trovò a essere duramente criticato dall’astronomo e astrologo boemo Martin Horky von Lochowitz (che quand’era a Bologna rubò persino dei libri a Magini) riguardo il suo “Sidereus nuncius” e la scoperta dei quattro pianetini gioviani che Horky metteva in discussione, intervento che Roffeni condensò in una “Epistola Apologetica” indirizzata allo scienziato pisano. In una lettera indirizzata a Galileo, datata 27 luglio 1610, così Roffeni si esprime nei confronti dello scritto di Horky:

Molto Ill.re et Ecc.mo S. re e P. rone Oss. Mo.
Stavo con grandissimo desiderio che V. S. Ecc.ma, come già mi significò in Padoa, venisse a Bologna, et mi sono andato trattenendo, ma non è ancora arrivata; onde nello passaggio suo desidero e goderla et servirla. Mi fu dunque l’altro giorno mostrato quella piccola operuzza di quello sciagurato di Martino Horchi, servitore del S. re Magino, et a penna hebbi patienza di legerla, et l’ho ancora apresso di me; et credami che sarà tenuto per quello che veramente è, cioè uno solenne ignorante
[…] [1].

Fu, dal 1607 e fino alla morte, autore di numerosi pronostici tutti editi con lo stesso titolo di “Discorso astrologico…”, per esempio “Discorso astrologico Delle mutationi dell’aria sopra l’Anno 1634[2], un testo che è prevalentemente di astrologia “meteorologica”, taglio che Roffeni dette volutamente a questo suo scritto per motivi “censori” ma auspicando la possibilità di scrivere liberamente i suoi pronostici, come accade – dice – negli altri liberi paesi:

Desiderarei pure un giorno di dare alle Stampe un Pronostico di gusto, e copioso, per levare in quel tempo la curiosità a molti valent’huomini di andare mendicando di là da i monti, di donde compariscono curiosi, e copiosi, per essere gli Auttori in liberi paesi, e che possono con ogni libertà stampare, e scrivere; che si vedrebbe, che ancora in queste nostre parti, e studij, si saprebbe scrivere, e dar gusto, ma patienza, hoggì giorno bisogna stare molto lesto, e viver molto cauto, e scrivere con ogni riguardo, e modestia, ne passar quei termini, che vengono permessi (p. 11).

I suoi pronostici erano redatti con tale diligenza e serietà da essere apprezzati da molti, per esempio dallo stesso Galileo Galilei.
Strenuo difensore dell’astrologia, già dai suoi primi lavori si preoccupava “di tracciare con rigore il confine che separa il filosofo, esperto della scienza astrologica necessaria ai medici, dai falsi sapienti che ingannano la gente con previsioni errate[3].

Nel suo pronostico del 1614, ovvero “Pronosticon ad Annum Dom. MDCXIV[4], edito a Bologna nel 1614 e dedicato a Alessandro Ludovisi, allora arcivescovo di Bologna poi, dal 1621, Papa col nome di Gregorio XV, Roffeni vi aggiunse anche una difesa della buona astrologia contro i suoi denigratori, cioè “De laudibus, & responsionibus adversus verae astrologiae calumniatores”.
Ovviamente si atteneva anche e soprattutto a una sana e doverosa cautela in ambito previsionale, non volendo andare né contro i dettami di “santa Romana Chiesa” né far credere al lettore che si potesse pronosticare con facilità, sempre e comunque.
Scrisse anche, onde agevolare ai suoi studenti i calcoli per le direzioni primarie, un libro dal titolo: “Breve Compendio del modo di formare le figure Celesti, e di dirigerle, cavato dalla Dottrina del Monteregio, dove facilmente si trovano, e con esempj si dichiarano tutte le cose, e difficultà, che intorno alle direzioni possono avvenire”.


[1] Lettera di Giovanni Antonio Roffeni a Galileo Galilei in Padova, scritta da Bologna il 27 luglio 1610, n. 368 dell’Edizione Nazionale delle Opere di Galileo Galilei curata da Antonio Favaro, Vol. X, Carteggio anno 1574-1610 (digitalizzata in www.liberliber.it).
[2] L’opera è presente nella Bayerische Staatsbibliothek München (collocazione: Res/4 Astr.p. 527,12) ed è stata consultata nella riproduzione digitalizzata.
[3] Bònoli F., Piliarvu D., “I Lettori di astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo“, CLUEB, Bologna 2001, p. 153.
[4] L’opera è presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (collocazione: 35 3.G.20.3).

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