Il “Convivio degli Dei” nella villa di Corliano

Il “Convivio degli Dei” nella villa di Corliano
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A pochi chilometri da San Giuliano Terme (Pisa), in località Corliano, si trova la villa di Corliano appartenente dal XVI secolo ai conti Della Seta.

Il sito però è molto più antico: già appartenuto alla famiglia romana di origine etrusca dei Venulei, nel 1126 risulta di proprietà dell’antica famiglia pisana dei Visconti. La villa venne costruita nella prima metà del XV secolo dalla famiglia fiorentina degli Spini. Il 17 giugno 1536 (stile pisano) i fratelli Giovanni e Bernardo di Francesco Spini vendettero la villa a Pietro di Niccolao Della Seta. Ancora oggi appartiene alla famiglia pisana dei Della Seta. L’attuale proprietario è il conte Agostino Agostini Venerosi Della Seta.

In questa storica e prestigiosa dimora di campagna hanno nel tempo soggiornato varie personalità, da Carlo Goldoni a George Gordon Byron, da Gioacchino Murat a Paolina Borghese, da Vittorio Alfieri a Alessandro Dumas, da Giacomo I d’Inghilterra a Gustavo III di Svezia.

La villa fu, dal 1588, sede della prestigiosa Accademia degli Svegliati. Ancora oggi, grazie all’intraprendenza del conte Agostino Agostini Venerosi Della Seta, la villa ospita incontri e conferenze della pisana Accademia Nazionale dell’Ussero di Lettere, Arti e Scienze.

Ma ciò che rende per noi interessante e preziosa questa villa è la presenza al suo interno di affreschi di natura mitologico-zodiacale. Tali affreschi furono dipinti nel 1592 dal pittore fiorentino Andrea Boscoli (1560-1607) e coprono le pareti e il soffitto del Salone di Rappresentanza. È probabile che il progettista o comunque il consulente astrologico di questo ciclo pittorico lo si debba vedere nel grande umanista Pietro Angeli da Barga (1517-1596), poeta, astrologo, docente di Lettere allo Studio di Pisa e traduttore, da un originale greco «in lingua fiorentina», della “Tetràbiblos” di Tolomeo (1576)[1].

Venendo agli affreschi troviamo raffigurati, nella parte alta delle pareti della Sala, gli dèi olimpici ognuno abbinato a un Segno dello zodiaco. E però tale abbinamento non è quello usuale dei domicilii planetari, cioè Marte all’Ariete, Venere al Toro, Mercurio ai Gemelli, ecc., ma riprende quello che il poeta e astrologo romano Marco Manilio (I sec. a.C. – I sec. d.C.) aveva esposto nella sua opera filosofico-astrologica “Astronomicon”, quindi non gli dèi planetari ma gli dèi olimpici abbinati ai mesi e ai Segni, che è ciò che troviamo all’interno della villa:


   
Mese Segno Divinità
     
Gennaio Acquario Giunone
Febbraio Pesci Nettuno
Marzo Ariete Minerva
Aprile Toro Venere
Maggio Gemelli Apollo
Giugno Cancro Mercurio
Luglio Leone Giove
Agosto Vergine Cerere
Settembre Bilancia Vulcano
Ottobre Scorpione Marte
Novembre Sagittario Diana
Dicembre Capricorno Vesta



Ognuna di queste divinità è su di un piedistallo che riporta il nome del mese e il Segno zodiacale corrispondente.
Sul soffitto invece abbiamo un affresco, il “Convivio degli Dei”, dove sono rappresentate le divinità olimpiche sedute intorno a una tavola imbandita, come vediamo qui sotto.
Partendo da Giove, la figura centrale assisa sul trono con sopra l’aquila, e andando in senso orario troviamo: Mercurio, Plutone, Saturno, Ercole, Marte, Minerva, Vesta, Diana, Giunone, Venere con Cupido, Bacco, Cerere, Pan, poi cinque personaggi umani e infine Apollo. In primo piano, a sinistra, abbiamo Ganimede, il coppiere degli dèi che sta mescendo del vino, e a destra, sdraiato in terra e appoggiato a un’anfora, Nettuno (nell’immagine vediamo solo la testa).
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Faccio notare che sotto le sembianze di alcuni dei commensali si nascondo personaggi reali: Saturno altri non è che il committente dell’opera nonché il padrone di casa, Pietro Della Seta; Giunone è sua moglie, Laura Lanfranchi; Pan è lo stesso pittore, Andrea Boscoli; il personaggio con barba accanto ad Apollo è l’umanista e astrologo Pietro Angeli da Barga.

Come da prassi esoterica sono celati in questo affresco anche dei messaggi. Vediamone alcuni cercando, per quanto ci è possibile, di decifrarli.
Iniziamo da Saturno cioè da Pietro Della Seta.
Il fatto di essersi voluto raffigurare come Saturno può avere vari motivi:

1) Lo si può legare al fatto che Pietro era un esperto di agricoltura e Saturno era il dio delle sementi come l’etimo del nome suggerisce e come alcune versioni del mito raccontano: quando Saturno fu spodestato da Giove venne esiliato in Italia, conosciuta per questo anche come “Saturnia tellus”; lì insegnò agli uomini l’agricoltura.
2) Si potrebbe ipotizzare anche un accostamento col suo nome, Pietro, essendo la pietra un attributo astrologico di Saturno. Non sembri un’ipotesi peregrina, anche se a noi oggi può apparire così: in quell’epoca l’astrologia era parte stessa della vita e della cultura, tenuta in gran conto come alfabeto mitico che poteva aiutare a decifrare la natura delle cose. Saturno rappresentava anche le fondamenta di qualcosa che si voleva avesse solidità e perpetuabilità temporale, e possiamo vederlo anche nella frase detta dal Cristo: «Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa». Il significato è lo stesso.
3) Si può pensare soprattutto al fatto che per la cultura neoplatonica Saturno era considerato protettore-amico dei filosofi, il pianeta-nume della ragione e della speculazione, ed essendo Pietro amico di filosofi e letterati e lui stesso uno studioso addentro alla cultura neoplatonica e umanistica, l’essersi fatto rappresentare con le vesti di Saturno voleva dire essere anche lui un “figlio di Saturno” – Marsilio Ficino docet.
4) Potrebbe altresì legarsi al suo Tema natale astrologico: visto che era nato ad ottobre poteva essere – non conosco il giorno di nascita – o della Bilancia se nato entro il 12 ottobre oppure dello Scorpione se nato dopo; la Bilancia è un Segno dove troviamo l’esaltazione di Saturno: se fosse nato sotto la Bilancia questo potrebbe essere un motivo; se invece fosse stato dello Scorpione ovviamente no. Ma potrebbe aver avuto Saturno all’ascendente, come Marsilio Ficino ad esempio.

Passiamo ora a Giunone cioè a Laura Lanfranchi.
Notiamo qui alcuni elementi che servono ad accomunare i due sposi:
a) sugli abiti di tutti e due troviamo lo stesso fermaglio.
b) Saturno poi ha la sua classica falce; ebbene, se torniamo a Giunone vediamo che da dietro la sua figura appare uno scettro – d’altronde era la regina dell’Olimpo; osservando attentamente vediamo che nella parte alta di questo scettro passa il velo che ha sul capo: scettro e velo sembrano disegnare una falce come quella di Saturno.
Giunone, nel mito ma anche in astrologia, è la rappresentante dell’amore coniugale, dell’amore legalizzato cioè del matrimonio; vediamo che è accanto a Venere che invece possiamo vedere come l’amore passionale e comunque l’amore fuori dal matrimonio: in pratica abbiamo l’amor sacro (Giunone-Laura) e l’amor profano (Venere) uno accanto all’altro.

Ma andiamo a decifrare quei “messaggi” che prima accennavo.

1) Vediamo alla sinistra di Venere alcune divinità: c’è Bacco, dio del vino, associato al greco Dioniso – feste dionisiache, orge dionisiache, baccanali, ecc.; c’è poi Cerere, la dea delle messi, del grano, e col grano facciamo il pane; poi troviamo Pan, dio della natura selvaggia, mezzo uomo e mezza capra quindi elemento rappresentante il passaggio da animale a uomo.
In pratica possiamo vedere questo gruppo come rappresentante della sessualità (Venere), del bere (Bacco), del mangiare (Cerere), della natura selvaggia dell’essere umano (Pan): rappresenta cioè i bisogni e i desideri materiali, istintivi e istintuali dell’essere umano. Da notare che dopo questo gruppo di divinità per poterne ritrovare un’altra – nel caso il dio Apollo, il dio Sole – bisogna oltrepassare cinque personaggi umani.
Domanda: perché fra quelle quattro divinità e Apollo il pittore ha inserito quei cinque personaggi umani? La risposta potrebbe essere questa: quei cinque personaggi rappresentano sicuramente degli Accademici Svegliati, quindi dei letterati, dei filosofi, ecc.; il messaggio lì racchiuso ci direbbe quindi che se l’essere umano vuole staccarsi da quei bisogni prettamente terreni – sessualità, bere, mangiare, ecc. – e arrivare a una dimensione apollinea – il dio Apollo, il dio Sole, Apollo musagete – deve necessariamente passare attraverso lo studio delle arti, delle scienze, della filosofia.

Da notare poi che sono cinque i personaggi umani, e il cinque è il numero che nelle tradizioni esoteriche e nella Cabala simboleggia l’Uomo Perfetto, l’Uomo che si è liberato del suo lato animale – e infatti l’ultima divinità prima di loro è Pan, mezzo uomo e mezzo animale – dell’essere umano che si è staccato dalla materialità ed è assurto a una dimensione celeste, divina. Rappresenta la Virtù – Evexit ad aethera virtus, come recitava il motto di Pietro Della Seta.
Quindi quei cinque personaggi e ciò che essi rappresentano vanno visti come “filtro” attraverso il quale deve necessariamente passare l’essere umano se vuole staccarsi da una dimensione prettamente materiale per assurgere a una dimensione apollinea
Il primo “messaggio cifrato” racchiuso nell’affresco pare quindi essere questo.

2) Passiamo al secondo messaggio. Per farlo ritorniamo a Giunone-Laura.
Vediamo che alla sua destra ci sono due divinità: Diana, col falcetto lunare in testa, e subito dopo Vesta, la dea del focolare domestico. Ve ne sono altre ma per quello che andrò a dire possiamo fermarci a queste due. Per quanto riguarda Diana era sì la dea della caccia – e infatti è raffigurata con arco e freccia in mano – ma anche la dea delle donne, e quella mezzaluna in testa lo dimostra essendo la Luna, in astrologia, rappresentante della donna, del mondo femminile. Non solo: Diana era anche colei che aiutava le donne a partorire senza dolore. Teniamo a mente questa sua prerogativa perché è qui molto importante.

Guardiamo Giunone-Laura. Il pittore l’ha disegnata di spalle, quindi non vediamo il suo davanti. Osserviamo però una cosa: in testa a Giunone-Laura vediamo un velo che poi va a chiudersi dietro di lei, alla cintura. È un velo che ha una forma arcuata. Ora, un velo che prende quella forma può farlo solo se alla sinistra della scena c’è una corrente d’aria: ma perché far venire una corrente d’aria? A che scopo? Io penso che quella forma sia un escamotage, un simbolo, un messaggio cifrato che il pittore ha inserito per dirci una cosa molto importante, e cioè che al tempo dell’esecuzione del dipinto Giunone-Laura era incinta.

Osserviamo Vesta: sta parlando a Diana e, indicando Giunone-Laura, sembra dirle: «Diana, Laura è incinta. Potresti darle una mano a partorire senza dolore?» E cosa fa Diana? Allunga il braccio e con la mano tocca Giunone-Laura. Non solo: se osserviamo bene notiamo che tutta la mano di Diana è all’interno del velo, cioè all’interno della “pancia” – o della placenta – di Giunone-Laura. Non solo: Giunone-Laura sta guardando un bambino, nel caso Cupido: anche questo è un messaggio, come se volesse segnalarci che sta aspettando un figlio.

Ebbene, il dipinto è stato eseguito nel 1592 e nell’ottobre del 1592 ai coniugi Laura e Pietro nacque la terzogenita.

Probabilmente ce ne saranno altri di messaggi in questo affresco, o forse no. Sta di fatto che molte opere hanno al loro interno dei codici cifrati: pensiamo alla “Gioconda” di Leonardo, alla “Nascita di Venere” e alla “Primavera” di Botticelli, tanto per citarne alcune. Per chi ha pazienza, il lavoro certo non manca.


[1] Per maggiori informazioni sulla vita e le opere di Pietro Angeli si veda la scheda a lui dedicata nel mio libro “Astrologia Italica. Dal X al XVII secolo”, Firenze 2016.

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