Il decimo pianeta? Probabilmente lo conoscevamo già da duecento anni

Il decimo pianeta? Probabilmente lo conoscevamo già da duecento anni
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Un mio articolo pubblicato su “Sestile” n. 147 – Novembre 2005


In un mio articolo apparso su “Linguaggio Astrale” n. 131 (estate 2003) e che potete trovare anche nel mio sito, dal titolo “L’abbinamento Segni/Pianeti. Divagazioni sul tema“, trattavo, tra le altre cose, la possibilità che l’asteroide Cerere potesse diventare il “pianeta governatore” del Segno della Vergine, così che sarebbe poi mancato all’appello un solo pianeta, e precisamente quello del Segno dei Pesci.

Ovviamente arrivavo a queste conclusioni attraverso una sorta di divertissement, ricreando cioè un nuovo abbinamento Segni/Pianeti prendendo semplicemente la lista dei pianeti così come la usiamo in astrologia (compresi quindi Sole e Luna) e abbinandola pari pari alla sequenza zodiacale; così, se la lista dei pianeti inizia con Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, ecc., questa l’abbiniamo così com’è alla sequenza zodiacale, così il Sole lo abbineremo all’Ariete, la Luna al Toro, Mercurio ai Gemelli, Venere al Cancro, Marte al Leone, Cerere (o la fascia degli asteroidi) alla Vergine, Giove alla Bilancia, Saturno allo Scorpione, Urano al Sagittario, Nettuno al Capricorno, Plutone all’Acquario, il pianeta mancante ai Pesci. Ecco la tabella:


 
Sole Ariete
Luna Toro
Mercurio Gemelli
Venere Cancro
Marte Leone
Cerere Vergine
Giove Bilancia
Saturno Scorpione
Urano Sagittario
Nettuno Capricorno
Plutone Acquario
? Pesci



Ebbene, sul sito web di “Coelum“, rivista di astronomia, è apparso, in data 10 settembre, un curioso e intrigante articolo a firma di Claudio Elidoro. Ecco il testo completo.

Strano destino, quello di Cerere. Per poco più di un anno dalla sua scoperta (Piazzi, 1801) venne salutato come pianeta, provvidenziale riempimento di quel “buco” contemplato dalla legge di Titius e Bode tra l’orbita di Marte e quella di Giove. Poi arrivò Pallade (Olbers, 1802), seguito da Giunone (Harding, 1804), Vesta (Olbers, 1807) e via via da una schiera sempre più numerosa di pretendenti al trono di pianeta mancante. In presenza di una simile abbondanza non era proprio il caso di distribuire etichette di pianeta a destra e a manca. E fu così che anche Cerere perse lo status di pianeta. Un destino davvero beffardo, se pensiamo a quello che invece è capitato con Plutone. Ma così vanno le cose.
Recenti osservazioni del telescopio spaziale Hubble, però, sono in qualche modo riuscite a risollevare le quotazioni di Cerere. Il lavoro di ricerca è stato coordinato da Peter C. Thomas (Cornell University) ed è stato pubblicato come lettera alla rivista Nature sul numero dello scorso 8 settembre. Gli astronomi hanno utilizzato la Advanced Camera for Surveys del telescopio Hubble per monitorare Cerere per nove ore, il tempo necessario a compiere una intera rotazione. Un complesso di 267 immagini che ha permesso di determinare come la forma del pianetino sia pressoché sferica, leggermente schiacciata ai poli come è costume tra i pianeti più grandi. Modelli computerizzati hanno indicato che una simile forma è quasi sicuramente accompagnata da una struttura differenziata, con un nucleo più denso e materiali più leggeri verso la superficie, proprio come è per la Terra.
Poiché l’analisi spettrale indica la presenza in superficie di minerali la cui origine è riconducibile all’acqua, Cerere potrebbe addirittura essere molto più simile alla Terra di quanto non si sia mai sospettato. La sua bassa densità – inferiore alla densità della crosta terrestre – potrebbe essere il segno che, nascosto sotto la sua superficie, si annidi un bel po’ di ghiaccio d’acqua. Un calcolo approssimativo degli astronomi suggerisce che se Cerere fosse composto per il 25% di acqua, tale quantitativo sarebbe superiore alle acque dolci presenti sulla Terra.
Grazie a questo studio le quotazioni di Cerere stanno registrando un deciso balzo in avanti. E chissà che, in vista della sospirata presa di posizione dell’IAU sui criteri che permettono di definire “pianeta” un oggetto celeste, queste nuove scoperte non finiscano con l’essere il punto di forza di Cerere. Un colpo di fortuna che ripagherebbe finalmente questo piccolo pianeta dai torti subiti
(copyright Claudio Elidoro e www.coelum.com).

Che dire? Probabilmente Cerere non arriverà mai a guadagnarsi il titolo di “pianeta”, ma il fatto che se ne stia parlando fa pensare che non tutto sia perduto. Se così fosse, allora il tanto ricercato “decimo pianeta” (in senso astronomico, per noi astrologi sarebbe l’undicesimo, contemplando fra essi Sole e Luna) era già un po’ di tempo che se ne stava solo soletto in sala d’aspetto in attesa di essere convocato, così che allora ne basterebbe un altro, di pianeta, per concludere la sequenza zodiacale, appunto quello che dovrebbe andare ai Pesci.


2003 UB313

Nel mio testo aggiungevo che molto probabilmente l’asse Vergine/Pesci, viste le premesse, doveva essere abbinato non a due pianeti “normali” ma a qualcosa di diverso: la Vergine ad un asteroide, i Pesci… a cosa? Ancora non lo sappiamo, ma sappiamo che in Vergine, miti alla mano, noi vediamo la Grande Madre, vediamo Iside, Demetra, ma anche la Madonna (e qui è interessante che dopo cinque Segni, ovvero cinque case – i figli sono in Quinta Casa – ci si trovi nel Segno natale di Cristo; e consideriamo che molte divinità, appunto solari, nascono in Capricorno e da una Vergine); ora, se in Vergine abbiamo la Grande Madre, è possibile che di fronte (in Pesci) si abbia il Grande Padre.

Ma chi è questo Grande Padre? Ovviamente il marito della Grande Madre, visto che i Pesci sono la Settima Casa della Vergine, e possiamo pensare a Nettuno/Poseidone (Poteidan, “sposo della terra”), marito di Demetra/Cerere, ma anche, seguendo il nostro discorso che vede attualmente un vuoto nell’abbinamento di un corpo celeste ai Pesci, un pianeta non ancora scoperto che dovrebbe fare le veci del Grande Padre; fino ad oggi sono stati scoperti, oltre Plutone, tra gli altri KBO (Kuiper Belt Object), cioè oggetti celesti che si trovano in quella zona chiamata “fascia di Kuiper”, gli astri Smiley, Karla, Varuna, Quaoar, Orcus, Sedna e soprattutto il tanto chiacchierato 2003 UB313, l’ultimo arrivato nella lista dei papabili che però deve ancora essere sottoposto alla verifica delle dimensioni (e di altri parametri) per la qualifica o meno di pianeta.
Caso mai diventasse un pianeta dovrebbe a questo punto “abitare” in Pesci, dirimpettaio di Cerere; e però, siccome abbiamo detto che l’asse Vergine/Pesci dovrebbe essere abbinato a due “pianeti” particolari, questo 2003 UB313, o altro che prendesse il suo posto, dovrebbe avere qualcosa di particolare (sicuramente l’eccentricità orbitale).

Ma di particolare dovrebbe avere anche il nome: si dice (ma non so se sia una circolare interna all’IAU o solo un criterio di convenienza) che il nome di un eventuale oggetto transplutoniano, qualora non passasse l’esame di ammissione a “pianeta”, dovrebbe essere scelto fra quelli delle divinità della creazione o degli inferi di mitologie diverse dalla nostra (nativi americani, Inuit, ecc.); nel caso invece venisse approvato il suo status di “pianeta” allora il nome dovrebbe essere scelto fra quelli della mitologia greco-romana, così da rimanere in linea con le scelte che hanno caratterizzato tutti gli altri pianeti.

Se però così fosse, la scelta del nome del nuovo pianeta non sarebbe facile visto che molti nomi mitologici sono stati assegnati agli asteroidi. Gli astronomi che hanno scoperto 2003 UB313 lo chiamano ufficiosamente Xena, ma anche Lilah (che è il nome della bambina di Brown, uno degli scopritori). Gli stessi avevano pensato a Persefone, ma è già il nome di un asteroide, oppure Giano o Vulcano; personalmente opterei per Oceano o Giano, oppure, visto il buio in cui è immerso il nuovo pianeta, Nyx, la Notte.

Ma sappiamo che i nomi dati ai pianeti non arrivano a caso ma seguono “sincronicamente” il periodo storico terrestre della loro scoperta, e se pensiamo che stiamo vivendo un periodo in cui termini come “guerra” e “terrorismo” vanno purtroppo per la maggiore, non è escluso che il nome del “pianeta X” abbia a che fare con simili eventi (o esorcizzante tali eventi).

Ritornando all’asse Vergine/Pesci, seguendo sempre il criterio del mio articolo, dovrebbe esserci un parallelismo fra il corpo celeste abbinato alla Vergine e il corpo celeste abbinato ai Pesci, e intanto notiamo (astronomicamente parlando) un parallelismo fra i corpi celesti situati fra Marte e Giove (gli asteroidi) e i corpi celesti che si trovano al di là di Plutone (i KBO): in tutti e due i casi abbiamo una “fascia” composta da un numero considerevole di oggetti (fascia di asteroidi in Vergine, fascia di Kuiper in Pesci, ovvero corpi “sminuzzati” in Vergine, “aggregati confusamente e culturalmente” in Pesci).

Quindi sull’asse Vergine/Pesci si situerebbe una “fascia” composta non da pianeti come siamo abituati a considerare ma da qualcosa di particolare, da “detriti” (Vergine come Sesta Casa e come pulizia), “avanzi” del materiale dal quale si sono formati il Sole e i pianeti (Pesci come Dodicesima Casa e come luogo in cui vengono buttate le scorie ultime di lavorazione, scorie che poi dovranno essere riciclate per andare a formare nuove strutture).

È ovvio che tutte queste congetture si basano esclusivamente sul mio articolo, altrimenti non hanno senso non andando a parare nel campo dei domicili ma in quello di un semplice e lineare accoppiamento così come descritto in “L’abbinamento Segni/Pianeti. Divagazioni sul tema“.
E poi tutto il discorso sottostà a quelle che saranno le conclusioni a cui arriverà il Gruppo di Lavoro “Definizione di Pianeta” costituito all’interno della Divisione III dell’IAU per definire una volta per tutte quale deve essere lo status per considerare “pianeta” un oggetto celeste. Fino ad allora possiamo solo congetturare e, perché no, divertirci.


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