Il mito di Ercole e la precessione degli equinozi

Il mito di Ercole e la precessione degli equinozi
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Un mio articolo pubblicato su “Linguaggio Astrale” n. 142 – Primavera 2006


Ercole (Herakles, Eracle in greco) è il più celebre degli eroi greci, figlio di Zeus e di Alcmena, donna mortale nipote di Perseo. Si racconta che Zeus, invaghitosi della bella Alcmena, approfittando dell’assenza del marito di lei, Anfitrione, prese le sue sembianze e giacque con lei per una notte che egli fece durare quanto tre.

Ermete, per ordine di Zeus, aveva indotto Elio a spegnere i fuochi solari e a trascorrere il dì seguente a casa […]; la procreazione di un grande eroe quale Zeus aveva in mente non era infatti cosa che si potesse sbrigare in fretta […]. Ermete poi ordinò alla Luna di rallentare il suo corso, e al Sonno di intorpidire le menti degli uomini affinché non si accorgessero di quanto stava accadendo. Alcmena […] godette innocentemente delle gioie coniugali col suo supposto marito per trentasei ore [1].

Da questa unione nacque, nella città di Tebe, Ercole. Alcmena, temendo però la gelosia di Era (moglie di Zeus), abbandonò il neonato in un campo fuori le mura della città. Zeus voleva che il bimbo diventasse immortale, ma per far questo avrebbe dovuto essere allattato da una dea. Su istigazione di Zeus, Atena condusse Era a passeggiare in quel campo: “Guarda che bel bimbo, Era! – disse Atena simulando sorpresa – Sua madre deve aver perduto il senno per abbandonarlo così! Suvvia, tu hai del latte, danne a questa povera creatura!”.
Sconsideratamente Era prese il bimbo e si denudò il petto, ed Ercole si vi si attaccò con tanta forza che la dea gemendo per il dolore lo allontanò da sé; un getto di latte volò verso il cielo e divenne la Via Lattea. “Quale mostro è mai questo bambino!”, gridò Era. Ma ormai Ercole era immortale e Atena sorridendo lo restituì ad Alcmena raccomandandole di averne cura e di farlo crescere bene.
Il nome Ercole significa “gloria di Era”, secondo altri “il glorioso dono di Era”, espressioni che appaiono però in contraddizione con l’odio con cui la dea Era lo perseguitò nella vita.


Eroe solare

Ercole è un eroe solare, e il fatto che lo sia viene ribadito anche da certe leggende che dicono che egli nacque quando il Sole stava per entrare nella decima Costellazione, ovvero il Capricorno, e molti eroi o divinità solari (es. Zeus, Apollo, Mitra, Gesù) “nacquero” al solstizio invernale quando il Sole, raggiunta la sua più bassa declinazione, riprende a salire, annunciando la vittoria sulle tenebre (è in quei giorni infatti che la quantità di luce riprende ad aumentare, ovvero le giornate, come si suol dire, cominciano a riallungarsi).

Ercole è conosciuto per le sue Dodici Fatiche, imprese che hanno nei secoli solleticato la fantasia di pittori, poeti e scrittori, ognuno esponendole attraverso la propria arte. Non esiste un ordine cronologico fisso delle Fatiche di Ercole, la loro successione variando secondo gli autori; l’unica cosa certa (tutti gli autori qui concordano) è che iniziano con l’uccisione del leone di Nemea. Alcuni poi dicono che le Fatiche furono dieci e che divennero dodici solo perché due furono ritenute non valide quindi ripetute.
Ciò sembra ricollegarsi all’antico calendario di dieci mesi i cui resti ancora oggi esistono nei nomi di settembre (settimo mese), ottobre (ottavo mese), novembre (nono mese) e dicembre (decimo mese). Sta di fatto comunque che nel mito le Fatiche si sono imposte con il numero di dodici, molto probabilmente per legarle alla nuova scansione temporale solare di dodici mesi che soppiantò quella lunare di dieci. Di seguito, l’ordine cronologico delle dodici Fatiche così come si trova illustrato sulla mètope nel tempio di Zeus a Olimpia (circa 460 a.C.):


 
FATICA
   
1 Uccisione del leone di Nemea
2 Distruzione dell’idra di Lerna
3 Cattura della cerva di Cerinea
4 Cattura del cinghiale di Erimanto
5 Ripulimento delle stalle di Augia
6 Uccelli di Stinfalo
7 Cattura del toro di Creta
8 Cattura delle cavalle di Diomede
9 Cinto di Ippolita
10 Cattura dei buoi di Gerione
11 Raccolta dei pomi aurei delle Esperidi
12 Discesa nell’Ade


E però vi sono stati autori che hanno variato tale ordine cronologico, come ad esempio lo storico greco Diodoro Siculo (90-20 a.C.) che inverte l’ordine della terza e della quarta (l’una al posto dell’altra) e della quinta e della sesta (l’una al posto dell’altra), anteponendo anche la dodicesima all’undicesima; oppure pensiamo al poeta greco Euripide (485-406 a.C.) che nella sua tragedia Eracle ne aggiunge di nuove in sostituzione di altre.
Il fatto poi che siano dodici ha dato adito, nei secoli, a varie interpretazioni di natura astrologica. Se la prima Fatica è stata da molti legata al Segno del Leone, la seconda pare legarsi al Cancro (in questa Fatica un granchio, mandato da Era per disturbare Ercole nella sua lotta contro l’idra, viene dall’eroe ucciso; Era, per ricompensare l’animale dei suoi servigi, lo immortalò tra i Segni dello Zodiaco); molti hanno pensato che, se questa è la partenza dell’abbinamento Fatiche/Segni, allora basta continuare tranquillamente la sequenza dei Segni a ritroso, così se la prima Fatica è Leone e la seconda Cancro, la terza sarà Gemelli, la quarta Toro, la quinta Ariete, la sesta Pesci, la settima Acquario, ecc.
Tale sistema, pur suggestivo e “razionale”, cozza però con la difficoltà di far combaciare il significato delle Fatiche, così come esse si sviluppano secondo questo ordine cronologico, con quello dei Segni (sicuramente quello che è l’ordine cronologico delle Fatiche a tutt’oggi accettato altro non è che un insieme di aggiustamenti via via eseguiti nel corso dei secoli e tesi a ritrovare una loro perduta originalità).
Anche in epoca moderna vi sono state rivisitazioni delle dodici Fatiche in chiave astrologica, la più conosciuta delle quali è quella della teosofa e pensatrice inglese Alice Anna Bailey (1880-1949), fondatrice nel 1923 a New York della Scuola Arkana, che abbina le Fatiche ai Segni secondo un ragionamento esoterico [2]. Ecco l’abbinamento fra Segni zodiacali e Fatiche così come concepito da A. A. Bailey:


 
SEGNO FATICA
   
Ariete Cattura delle cavalle di Diomede
Toro Cattura del toro di Creta
Gemelli Raccolta dei pomi aurei delle Esperidi
Cancro Cattura della cerva di Cerinea
Leone Uccisione del leone di Nemea
Vergine Cinto di Ippolita
Bilancia Cattura del cinghiale di Erimanto
Scorpione Distruzione dell’idra di Lerna
Sagittario Uccelli di Stinfalo
Capricorno Discesa nell’Ade
Acquario Ripulimento delle stalle di Augia
Pesci Cattura dei buoi di Gerione


Da parte nostra pensiamo che tale abbinamento debba essere un po’ modificato, e diciamo questo basando le nostre argomentazioni su quella che è ed è stata la nostra pratica astrologica quotidiana, con particolare riferimento all’uso delle Rivoluzioni Solari ovvero dell’Ascendente di Rivoluzione: l’analisi delle varie vicende annuali e la loro comparazione con il Segno ascendente di quell’anno ha infatti permesso di abbinare a quest’ultimo la Fatica che maggiormente rifletteva il carattere delle suddette vicende, un po’ come se la persona, in quell’anno, rivivesse il tipo di scenario o di esperienze simbolicamente espresse in quella Fatica. Ecco come si presenta il nostro abbinamento Segni/Fatiche:


 
SEGNO FATICA
   
Ariete Uccelli di Stinfalo
Toro Cattura del toro di Creta
Gemelli Cattura della cerva di Cerinea
Cancro Distruzione dell’idra di Lerna
Leone Uccisione del leone di Nemea
Vergine Cinto di Ippolita
Bilancia Raccolta dei pomi aurei delle Esperidi
Scorpione Discesa nell’Ade
Sagittario Cattura del cinghiale di Erimanto
Capricorno Cattura delle cavalle di Diomede
Acquario Ripulimento delle stalle di Augia
Pesci Cattura dei buoi di Gerione


Siamo convinti che, così come per tutti gli eroi solari, anche le imprese sostenute da Ercole abbiano come scenario il Cielo più che la Terra, potendo vedere in esse rappresentati, simbolicamente, eventi e storie che hanno le stelle, i pianeti, l’eclittica o l’equatore celeste come protagonisti (valga al proposito il fatto che addirittura alla sua nascita “crea” la Via Lattea). Vediamo quindi di inquadrare meglio questo scenario.


La precessione degli equinozi

Si racconta che Ercole iniziò il suo lungo cammino attraverso le dodici Fatiche a mezzogiorno, cioè con il Sole in alto nel cielo, arrivato al massimo della sua magnificenza diurna; ebbene, traslando questa suprema posizione solare in ambito stagionale, l’apoteosi del Sole si ha in estate: traducendo questo in termini siderali si potrebbe allora pensare a una collocazione simbolico-temporale dell’inizio delle Fatiche nel momento in cui il solstizio estivo cadeva nella Costellazione del Leone (ciò che porterebbe a collocare l’inizio delle sue gesta circa nel 4475 a.C., con il Sole equinoziale in Toro), oppure (altra ipotesi, più plausibile) nel momento in cui questo (il solstizio estivo) passò dal Leone al Cancro (e lo vediamo simbolicamente espresso, questo, all’inizio delle sue Fatiche, vista l’uccisione del Leone nella prima e l’assunzione in cielo del Cancro nella seconda), e ciò accadeva circa nel 2326 a.C., quando il Sole equinoziale primaverile passò dal Toro all’Ariete e quello solstiziale estivo dal Leone al Cancro.

Questo “spostamento” del Sole equinoziale ha a che fare con la precessione degli equinozi, dove assistiamo alla retrogradazione dei punti di incrocio fra eclittica ed equatore celeste (punto equinoziale primaverile, o 0° Ariete, e punto equinoziale autunnale, o 0° Bilancia), movimento calcolato in 00°00’50”,2564 all’anno (spostamento medio), così che percorre un Segno dello Zodiaco in 2148,98003 anni (chiamato “Grande Mese Cosmico”) e l’intero giro dello Zodiaco in 25787,76036 anni (chiamato “Grande Anno Cosmico”) [3]. Ma perché i punti equinoziali si spostano, e perché all’indietro? Insomma, cos’è questa precessione degli equinozi?

Il fenomeno della precessione degli equinozi venne scoperto nel 134 a.C dall’astronomo greco Ipparco di Nicèa, inventore tra l’altro dell’astrolabio: volendo redigere un catalogo stellare mise a confronto le posizioni di alcune stelle da lui calcolate con quelle fatte 160 anni prima dagli astronomi Aristillo e Timocari, e trovò che mentre le latitudini erano rimaste costanti erano invece aumentate, di uguale quantità, le longitudini di tutte le stelle. Le spiegazioni, disse a se stesso, potevano essere due: o le stelle si erano effettivamente spostate tutte nello stesso modo (ma perché non in latitudine?), oppure il punto di riferimento, lo 0° Ariete, non è un punto fisso di riferimento (ecco perché lo spostamento solo in longitudine). Concluse giustamente che il punto d’Ariete (l’incrocio tra eclittica ed equatore celeste) si spostava. Nella sua opera “Sullo spostamento dei solstizi e degli equinozi” darà anche la misura di questo spostamento: egli prese come stella di riferimento una fra le più luminose del cielo, Spica, l’alfa della Costellazione della Vergine; la misurazione da lui effettuata riguardo la distanza di questa stella dall’equinozio di autunno dava 6°, mentre al tempo di Timocari era stata misurata in 8° circa; supponendo un movimento uniforme, Ipparco concluse che lo spostamento dei punti equinoziali, avendo fatto 2° in 160 anni, ammontava a 45 secondi di grado all’anno (oggi sappiamo essere poco più di 50 secondi).

In pratica questo fenomeno è dovuto al fatto che la Terra (non essendo una sfera perfetta ma uno sferoide, cioè schiacciata un po’ ai poli ovvero con un rigonfiamento equatoriale), nel suo ruotare su se stessa ha un comportamento simile a una trottola: ciò dipende dall’attrazione combinata del Sole e della Luna sul rigonfiamento equatoriale terrestre; questa particolarità fa deviare l’asse di rotazione terrestre che così assume un lento movimento conico retrogrado intorno all’asse dell’eclittica stimato in circa 25787 anni [4]. Tale fenomeno genera anche uno spostamento sempre retrogrado, lungo l’eclittica, dei punti equinoziali di primavera (0° Ariete) e di autunno (0° Bilancia) stimato in 00°00’50”,2564 in un anno (ecco perché si chiama precessione, cioè precede, viene prima, anticipa).
Lo spostamento del punto d’Ariete (lo 0° Ariete o punto gamma, origine delle longitudini e delle ascensioni rette) fa sì che le longitudini celesti e le ascensioni rette aumentino continuamente; così è per le longitudini celesti di tutte le stelle, che aumentano di 50”,2564 ogni anno, mentre le latitudini celesti rimangono costanti.

La precessione, determinando un lento spostamento retrogrado dell’eclittica rispetto all’equatore celeste, fa sì che il punto 0° Ariete (cioè l’equinozio di primavera) oggi non si trovi più nella Costellazione dell’Ariete ma in quella dei Pesci (e prossimo a entrare in Acquario o già entrato secondo alcuni studiosi), muovendosi così in senso retrogrado: …Gemelli, Toro, Ariete, Pesci, Acquario, ecc. Ciò è causa, da un bel po’ di secoli, della non collimazione fra Segni zodiacali e Costellazioni, nel senso che oggi, pur dicendo che il Sole, il 21 marzo, entra in Ariete (il Segno), in realtà è al confine fra Pesci e Acquario (Costellazioni).

Questo ha dato la stura agli astronomi per criticare (ma è un eufemismo!) l’astrologia, dicendo, i più buoni, che se gli astrologi vogliono avere almeno un minimo di serietà dovrebbero considerare questo spostamento, così da non più dire a una persona nata il 30 marzo che è dell’Ariete ma dei Pesci: che diamine, mica è nata 2000 anni fa! E giù risate sull’ignoranza degli astrologi. Direi piuttosto pianti, ma sull’ignoranza (voluta?) degli astronomi in fatto di astrologia, sì perché l’astrologia che noi trattiamo non prende in considerazione lo “zodiaco delle Costellazioni” ma si basa sullo “zodiaco tropico”. D’altronde la primavera non inizia quando il Sole si trova a 0° della Costellazione dell’Ariete ma quando la sua declinazione è pari a zero, ovvero quando la durata del giorno eguaglia quella della notte, ciò che avviene tutti gli anni intorno al 21 di marzo, così che quel punto ha nome “punto d’Ariete” e avrà sempre quel nome, designando così il grado 0 dell’eclittica, inizio dello zodiaco; oppure pensiamo ai tropici, che gli astronomi chiamano col nome di Tropico del Capricorno e Tropico del Cancro, pur sapendo che il Sole quando arriva alla sua massima declinazione non è in Cancro ma nella Costellazione dei Gemelli, ma non per questo viene chiamato “Tropico dei Gemelli”, così che quel punto sarà sempre il grado 90 dell’eclittica, designando l’inizio del quarto Segno (o quarta “stazione solare”), e che quando il Sole arriva alla sua minima declinazione non è in Capricorno ma nella Costellazione del Sagittario, ma non per questo lo chiamano “Tropico del Sagittario”, così che quel punto sarà sempre il grado 270 dell’eclittica, inizio del decimo Segno (o decima “stazione solare”).


Dei Segni e delle Costellazioni

Occorre quindi a questo punto mettere le cose al loro giusto posto, facendo un po’ di chiarezza sulla questione Segni/Costellazioni. Intanto diciamo che esistono almeno tre modi di vedere, disegnare e utilizzare le Costellazioni, in special modo quelle che gravitano nei pressi dell’eclittica; in pratica è come se avessimo tre “zodiaci”: quello delle Costellazioni (usato dagli astronomi), quello dei Segni siderali (utilizzato dagli astrologi ‘sideralisti’) infine quello dei Segni tropici (quello comunemente usato dalla maggior parte degli astrologi). Vediamoli uno per uno.


a) Lo zodiaco delle Costellazioni. Dal latino constellatio, “raggruppamento di stelle”. La nascita delle Costellazioni si perde veramente nella notte dei tempi: il cielo notturno, con quelle piccole luci incastonate nella volta celeste, ha sempre affascinato l’essere umano; un po’ come quando da bambini ci divertivamo a “vedere” nella forma di alcune nuvole un viso, un cane o altro animale, così l’essere umano si prese la briga di unire fra loro alcune stelle così da formare delle figure (si hanno testimonianze di questo che risalgono al Paleolitico, circa 50000 anni fa); a differenza però del gioco con le nuvole qui la molla che spinse a cimentarsi in questi disegni astrali non era il divertimento ma alcune esigenze sia pratiche sia religiose, così le Costellazioni fornivano una “scenografia” che permetteva di meglio controllare e apprezzare lo scorrere del tempo, dando al sole e alla luna un palco su cui muoversi e all’uomo dei buoni punti di riferimento per orizzontarsi (sia sulla terra sia in mare) e per scandire i vari tempi agricoli, ma anche davano all’essere umano un senso di ordine celeste che proprio perché contrastava con le difficoltà terrene dava appigli spirituali per poterle, quest’ultime, sostenere.

Noi oggi abbiamo delle Costellazioni che gli antichi non avevano e viceversa. Dalle 20-25 Costellazioni del Paleolitico Superiore (18000 a.C.), alle 45 catalogate da Ipparco (II sec. a.C.), siamo passati alle 48 di Tolomeo (II sec. d.C.), alle 60 di Johann Bayer (nel 1603), fino ad includere nuove Costellazioni nate dalla fervida fantasia degli astronomi sulla spinta della scoperta di nuove terre in special modo nell’emisfero australe, così nacquero Costellazioni i cui nomi richiamano terre esotiche, come il Tucano, la Fenice, l’Uccello del Paradiso, il Camaleonte, ma anche nomi legati alle nuove scoperte in campo tecnologico, così abbiamo le Costellazioni del Microscopio, della Bussola, del Compasso, del Telescopio, ecc.

Per mettere ordine in tutto questo marasma, l’Unione Astronomica Internazionale (UAI), riunitasi a Leida nel 1928, definì in maniera ufficiale sia il confine di ciascuna Costellazione sia il loro numero, fissato in 88. Alcune di queste Costellazioni (in numero di 13) si trovano a toccare l’Eclittica, e per questo vengono chiamate Costellazioni zodiacali; ognuna ha un’ampiezza diversa dall’altra, e anche sull’Eclittica occupano spazi diversi; vediamole: Ariete (occupa uno spazio, sull’Eclittica, di 26°), Toro (35°), Gemelli (28°), Cancro (21°), Leone (35°), Vergine (43°), Bilancia (24°), Scorpione (7°), Ofiuco (18°), Sagittario (34°), Capricorno (28°), Acquario (24°), Pesci (37°). Come vediamo, la Costellazione dello Scorpione, che sappiamo essere, nella sua totalità, molto ampia, qui è quella che occupa il minor spazio, trovandosi infatti la maggior parte di essa a Sud dell’eclittica: il Sole attraversa questa piccola porzione di Scorpione dal 23 al 30 novembre circa, dopo di che entra nella Costellazione dell’Ofiuco.

Questo “zodiaco” è quello delle Costellazioni e segue la precessione degli equinozi: infatti questo lo si evince dalla data di ingresso del Sole in Scorpione sopra menzionata: per l’astrologo il Sole, il 23 novembre, si trova invece a circa 1° del Segno del Sagittario. In pratica, tanto per fare un altro esempio, per gli astronomi il Sole è entrato (nel 2005) nella Costellazione dell’Acquario il 16 febbraio alle 04h 25m, quando invece, per noi astrologi, quel giorno e a quell’ora il Sole si trovava già a 27°33’ del Segno dell’Acquario, ciò che ci dice che la maggior parte del Segno dell’Acquario si trova all’interno della Costellazione del Capricorno. Se usassimo questo tipo di zodiaco il Sole attraverserebbe i vari Segni (pardon! Costellazioni) con periodi diversi, stazionando ad esempio in Scorpione per soli sette giorni e in Vergine per quarantatré, in più avendo soggetti (i nati dal 1 al 17 novembre) che apparterrebbero all’Ofiuco. Ecco come apparirebbe la suddivisione dei vari periodi annuali se tenessimo conto di questo “zodiaco”:


 
COSTELLAZIONI PERIODO
   
Ariete Dal 18 aprile al 15 maggio
Toro Dal 16 maggio al 21 giugno
Gemelli Dal 22 giugno al 20 luglio
Cancro Dal 21 luglio al 11 agosto
Leone Dal 12 agosto al 16 settembre
Vergine Dal 17 settembre al 30 ottobre
Bilancia Dal 31 ottobre al 22 novembre
Scorpione Dal 23 novembre al 30 novembre
Ofiuco Dal 1 dicembre al 17 dicembre
Sagittario Dal 18 dicembre al 20 gennaio
Capricorno Dal 21 gennaio al 16 febbraio
Acquario Dal 17 febbraio al 12 marzo
Pesci Dal 13 marzo al 17 aprile


E però questo è uno zodiaco “reale” (per quanto possa essere reale un qualcosa – l’ampiezza e i confini delle Costellazioni – costruito a tavolino), ovvero tiene conto dell’effettiva posizione del Sole (e di qualsiasi altro corpo celeste) sullo sfondo delle Costellazioni e di quello che vediamo in cielo. Secondo queste posizioni, allora, e secondo l’ampiezza data alle Costellazioni, la coincidenza fra quello che è stato deliberato essere l’inizio della Costellazione dell’Ariete e lo 0° del Segno dell’Ariete (il punto gamma, inizio dello Zodiaco) dovrebbe essere avvenuta circa nell’anno 0 della nostra era [5]; siccome poi lo 0° Ariete altro non è che il 30° Pesci, secondo tale computo in quell’anno il punto gamma sarebbe entrato nella Costellazione dei Pesci, dove è tuttora e dove dovrebbe restare fino al 2650 (la Costellazione dei Pesci, abbiamo visto, ha un’ampiezza di 37°, così che essendo lo spostamento annuo del cielo di 50”,2564 il punto gamma stazionerebbe in questa Costellazione per appunto 2650 anni). Se dovessimo tenere conto dell’ampiezza di ognuna delle Costellazioni zodiacali (ampiezza, ripetiamo, calcolata a tavolino nel 1928), il punto gamma, lo 0° Ariete, sarebbe entrato nella Costellazione dei Gemelli nel 6374 a.C., in quella del Toro nel 4369 a.C., in quella dell’Ariete nel 1862 a.C., in quella dei Pesci nell’anno 0, mentre entrerà in quella dell’Acquario nel 2650.
Ovviamente, come abbiamo detto, l’ampiezza delle Costellazioni è arbitraria, così che, arbitrario per arbitrario, alcuni (ma è il sistema che usavano gli antichi) hanno preferito, per comodità di calcolo e di visualizzazione, dividere l’intera eclittica in tante Costellazioni uniformi ognuna ampia 30°, così da formare 12 divisioni del percorso apparente del Sole: così facendo è ovvio che l’ingresso del punto gamma, o 0° Ariete, in questo tipo di “costellazioni” avverrà in tempi diversi. Ciò si riferisce a un altro tipo di zodiaco, quello “siderale”, sul quale si basa la teoria delle Ere astrologiche.


b) Lo zodiaco siderale. Da sidus, stella. È composto dalle dodici (e non tredici) Costellazioni zodiacali, e però, a differenza del su menzionato zodiaco, qui alle Costellazioni viene data la stessa ampiezza, cioè 30°. Per differenziarle dalle Costellazioni reali e disuguali queste sono state chiamate “Segni”. In pratica l’intera cintura zodiacale è stata divisa in dodici settori uguali (i Segni), tutti ampi 30°, e a ognuno è stato assegnato il nome della Costellazione corrispondente. Ciò appartiene anche al cosiddetto “zodiaco tropico” (spiegheremo dopo cosa è), ma qui la differenza è che questi Segni seguono di pari passo la precessione degli equinozi così come fanno le Costellazioni. Per spiegare in cosa consista questo zodiaco dobbiamo rispondere a due domande: perché qui (e nello zodiaco tropico) è stata data un’ampiezza regolare alle Costellazioni? E perché dodici invece di tredici, visto che le Costellazioni zodiacali sono tredici?

Tutto si gioca sulla relazione Terra/Sole, sul ciclo delle stagioni e sui mesi, quest’ultimi in numero di dodici divisi in quattro stagioni, così che per ricreare un’armonia fra le cose celesti e quelle terrene si è arrivati a contemplare dodici stazioni solari, o soggiorni solari (hospitium, diceva Marziano Capella nel V secolo della nostra era); quindi il cerchio zodiacale che ricalca il ciclo stagionale:

Il più antico testo astronomico babilonese conosciuto, il “Mul Apin”, considerava un anno teorico di dodici mesi di trenta giorni ciascuno, e la volta celeste era divisa in quattro parti che rispecchiavano le quattro corrispondenti stagioni terrestri. Il segno zodiacale non è quindi altro che il mese dell’anno solare [6].

I Segni zodiacali, in numero di dodici e ampi ognuno trenta gradi, nulla hanno quindi a che vedere con le Costellazioni, anche se vi è stato un momento storico in cui Segni e Costellazioni coincidevano, o meglio, lo 0° Ariete si trovava effettivamente all’interno della Costellazione dell’Ariete (ché Segni e Costellazioni non potranno mai coincidere l’uno con l’altra essendo diverso il modo di computare le loro ampiezze).
Purtroppo non sappiamo esattamente quando si è presentata questa coincidenza, o meglio, lo sapremmo se avessimo a disposizione un punto di riferimento, un punto di partenza; tale difficoltà non ha impedito, anzi, ne è stato il motivo, il cercare, dietro argomentazioni le più varie, il tempo di questa coincidenza quindi il punto di partenza; vari studiosi si sono cimentati in questa impresa cercando indietro nel tempo un momento particolare, ad esempio quando una stella si trovava in una posizione strategicamente interessante, ad esempio a 0° di un Segno, determinando così un punto di riferimento molto importante, ovvero l’inizio di quel Segno “siderale” ove la stella si trovava (e di conseguenza, di 30° in 30°, tutti gli altri Segni), ed è così che alcuni studiosi pensano di aver trovato il momento di questa coincidenza Segni/Costellazioni ad esempio nel momento in cui la stella Alcyone, la eta della Costellazione del Toro, facente parte dell’ammasso delle Pleiadi (stella che in tempi antichi era considerata addirittura il sole della nostra galassia e che in India aveva nome Amba, “La madre”, mentre gli Arabi la chiamavano Al wasat, “La centrale” e i Babilonesi Temennu, “La pietra angolare”), si trovava a 0° Toro, circa nel 148 a.C., oppure quando la stella Regulus (il “regolo”!), l’alfa della Costellazione del Leone, si trovava a 0° Leone, circa nel 138 a.C., o ancora quando la stella Spica, l’alfa della Costellazione della Vergine, si trovava a 0° Bilancia, circa nel 293 della nostra epoca (o a 29° Vergine secondo altri, e allora avremo il 221), oppure quando la stella Aldebaran, l’alfa della Costellazione del Toro, si trovava a 15° Toro, e allora avremo il 224.

Da parte nostra nutriamo una certa simpatia per la Costellazione dell’Orsa Maggiore, e più precisamente per il Gran Carro; da considerare che, solitamente, le Costellazioni sono formate da stelle che nulla hanno in comune tra loro se non il fatto di essere vicine l’un con l’altra solo prospetticamente (ciò che agevola il disegno di figure ben definite all’occhio umano); le stelle invece dell’Orsa Maggiore (le cinque stelle principali più altre dodici minori) fanno parte di un “ammasso aperto” e sono tra loro legate fisicamente: infatti si muovono tutte verso un’unica direzione, come se fossero uno stormo d’uccelli che migrano (sembra che di questo sciame faccia parte anche Sirio).

Nell’antichità, e soprattutto nella cultura egizia, Sirio e l’Orsa Maggiore erano tenute in grande considerazione. L’Orsa Maggiore era chiamata dagli egizi “la Coscia”, e veniva appunto rappresentata da una coscia di animale (di toro ma a volte anche di ariete), così come si può vedere, ad esempio, nello zodiaco sul soffitto del tempio di Denderah in Egitto. Due stelle dell’Orsa, precisamente Phecda, la gamma dell’Orsa Maggiore, il cui nome significa proprio “coscia”, e Megrez, la delta dell’Orsa Maggiore, il cui nome significa “la radice della coda”, erano due stelle molto importanti perché tramite esse era possibile individuare la Stella Polare dell’epoca, Thuban, l’alfa della Costellazione del Draco, quindi l’asse nord-sud. Ebbene, la stella Phecda, che dà appunto il nome egizio alla Costellazione, e che attualmente (2005) colloca il suo “piede” sull’eclittica a 0°27’ del Segno della Vergine, nel 177 a.C. lo collocava a 0° Leone: possiamo pensare che, vista l’importanza che questa stella aveva (ad esempio gli egizi la usavano per l’allineamento delle piramidi), possa essere presa come punto di riferimento siderale quindi come indicatrice della data della coincidenza fra Segni e Costellazioni.
Qui di seguito uno schema riassuntivo delle varie ipotesi sulla data di coincidenza Segni/Costellazioni in ordine cronologico crescente:


     
Autore Era Pesci Punto 0 al 1.1.2000 Era Acquario
       
R. Baldini 177 a.C. 00°22’36” Acquario 1973
S. Ghivarello 152 a.C. 00°01’40” Acquario 1998
M. Duval 138 a.C. 29°49’57” Pesci 2012
Nostradamus 3 a.C. 27°56’51” Pesci 2147
De Luce 7 d.C. 27°48’49” Pesci 2156
Fagan/Bradley 221 24°50’05” Pesci 2370
H.C. Lahiri 290 23°51’40” Pesci 2439
B.V. Raman 394 22°24’54” Pesci 2543


Ovviamente tutto questo è simbolico, sia perché abbiamo dato un valore fisso allo spostamento nei secoli del moto precessionale, qui calcolato in 2148,98003 anni per Segno, ma soprattutto perché nessuno sa dove collocare la “tacca di riferimento” in cielo.
Rifacendosi alla cultura astrologica indiana lo spostamento degli equinozi viene chiamato ayanamsa, che per i “sideralisti”, ovvero i seguaci di questo zodiaco, è calcolato per l’anno 2000 in 23°51’40” (prendono quindi il sistema di H.C. Lahiri, adottato dall’astrologia sideralista indiana). In questo tipo di zodiaco i Segni, in quanto appunto “siderali”, si spostano con le stelle, così, con tale sistema, una nascita avvenuta ad esempio il 25 marzo del 2000 alle ore 12 non ha il Sole a 5° 05’ Ariete (secondo lo zodiaco tropico) ma, spostandosi i Segni all’indietro assieme alle Costellazioni, a 11° 13’ Pesci.

Questa particolarità del movimento di precessione equinoziale ha dato poi il via alle cosiddette Ere astrologiche, cioè a quei grandi periodi di tempo (tutti di 2148,98003 anni) in cui, stazionando l’equinozio primaverile in un certo Segno, a quest’ultimo viene data la giurisdizione su tutto quel periodo; così quando l’equinozio di primavera entrò in Toro, prese il via l’Era del Toro, ed essa andò avanti per circa 2149 anni fino a che, per lo spostamento retrogrado del punto equinoziale, questi non entrò in Ariete, facendo partire l’Era dell’Ariete (anch’essa della durata, circa, di 2149 anni), che a sua volta lasciò il posto all’Era dei Pesci, fino ad arrivare ad oggi in cui l’equinozio primaverile, pur chiamandosi per comodità 0° Ariete, cade in Acquario (o ancora in Pesci per alcuni studiosi). Ovviamente anche l’altro punto equinoziale e gli altri due solstiziali seguono questi cambiamenti, così, ad esempio, quando l’equinozio di primavera era in Toro, il solstizio estivo si presentava in Leone, quello invernale in Acquario, mentre l’equinozio autunnale vedeva il Sole in Scorpione.
E però abbiamo detto che non è facile capire quale “tacca” nel cielo debba essere presa come punto di riferimento per far partire esattamente gli inizi di queste Ere, ogni studioso esponendo la sua idea giustificandola con validi argomenti; tuttavia, posto che l’inizio dell’Era dell’Acquario, secondo la nostra ipotesi, debba porsi all’anno 1973, questa dovrebbe essere la sequenza dell’inizio delle varie Ere:


   
ERE ASTROLOGICHE INIZIO EVENTI ASSOCIATI
     
Era della Vergine 13071 a.C.  
Era del Leone 10922 a.C. Distruzione di Atlantide (9528 a.C.)
Era del Cancro 8773 a.C. Fondazione di Gerico, prima città con cinta muraria (8350 a.C.)
Era dei Gemelli 6624 a.C. Diffusione dell’aratro e invenzione della ruota (Mesopotamia)
Era del Toro 4475 a.C. Civiltà Egizia
Era dell’Ariete 2326 a.C. Fondazione misteri eleusini (1216 a.C.) e caduta di Troia (1184 a.C.)
Era dei Pesci 177 a.C. Nascita di Cristo (11-12 a.C.)
Era dell’Acquario 1973 d.C.


c) Lo zodiaco tropico. Dal greco tropê, “mutamento”, “rivolgimento”, intendendo il movimento apparente del Sole che giunto alla sua massima distanza dall’equatore (23°26’) inverte il suo moto e torna ad avvicinarvisi. È il normale zodiaco utilizzato dagli astrologi, composto da dodici Segni ognuno ampio trenta gradi. Non segue la precessione degli equinozi ma è fisso, e ha il suo inizio all’equinozio di primavera, quando il Sole ha declinazione 0°, zona altrimenti detta punto d’Ariete. Da lì hanno inizio dodici suddivisioni, i soggiorni mensili del Sole, ovvero i Segni comunemente intesi. È uno zodiaco fisso in quanto stagionale, per questo non può seguire la precessione degli equinozi, ché la primavera non ha inizio quando il Sole arriva a 0° della Costellazione dell’Ariete ma quando il Sole raggiunge la declinazione di 0° e passa da sud a nord dell’equatore, e questo avviene immancabilmente il 20 o il 21 di marzo di ogni anno. È quindi uno zodiaco solare, legato al rapporto Terra/Sole, non stellare.


Le Ere astrologiche

Se ritorniamo per un attimo alla tabella relativa alle varie ipotesi riguardanti la collimazione Segni/Costellazioni vediamo in essa grosse disparità, ciò dovuto al fatto che non è facile dire quale “tacca” del cielo possa fare da punto di riferimento, quale situazione astrale prendere come punto di partenza. Noi qui abbiamo optato per la gamma dell’Orsa Maggiore, la stella Phecda, quando essa, astrologicamente parlando, si proiettava sull’eclittica al centoventesimo grado, cosa che avvenne intorno al 177 a.C., momento in cui poniamo l’inizio dell’Era dei Pesci; ed ecco che un semplice calcolo ci fa vedere che l’inizio della tanto attesa Era dell’Acquario è avvenuto nel 1973; qualcuno (già grandicello all’epoca) si meraviglierà che un’Era tanto agognata e mitizzata sia già iniziata… e manco se ne era accorto! E sicuramente andrà subito a rovistare nella memoria per capire cosa può essere capitato in quell’anno che facesse capire che si era tutti testimoni di un così grande evento, pensando che un avvenimento del genere (il cambio da un’Era all’altra) debba per forza essere accompagnato da qualcosa di eclatante; purtroppo la cosa non sta in questi termini, e i motivi sono tanti, non ultimo il fatto che i tempi celesti vibrano su lunghezze diverse da quelli terrestri, così che un evento in cielo può manifestarsi in terra anche dopo anni. Ma quanti? Difficile dirlo, pensando poi ogni Era diversa dall’altra; tuttavia crediamo che un inizio debba esserci, e secondo nostre ipotesi pensiamo di porlo dai 150 ai 180 anni dopo l’inizio “ufficiale” (con media 165,30615 anni).

Abbiamo visto che un’Era ha una durata temporale di 2148,98003 anni, periodo di tempo tutto sotto la giurisdizione di un Segno; ora è chiaro che in un lasso di tempo così ampio accadono nella storia umana avvenimenti i più disparati, cambiano le epoche, gli usi, i costumi, la tecnica, ecc.; ciò fa capire che sì, tutto il periodo è, poniamo, sotto il Segno dei Pesci, ma non è escluso che possa essere suddiviso in sottoperiodi ognuno con un carattere diverso dall’altro.
Ebbene, se noi dividiamo tutto il periodo (ovvero il Segno che dà il nome all’Era) in tredici parti, e ognuna la poniamo sotto un Segno, avremo il “carattere” di questi sottoperiodi; in pratica ricreiamo, all’interno del Segno, un mini zodiaco, partendo con il Segno che dà il nome a tutta l’Era e finendo con il Segno precedente quello della successiva Era, ma andando in senso orario, cioè contro l’ordine dei Segni, in virtù della precessione degli equinozi; ma vediamo la tabella sotto che rappresenta, schematizzato, il Segno dei Pesci (quindi l’Era dei Pesci): abbiamo diviso in tredici e non i dodici per far sì che l’ultimo mini-segno sia quello precedente la nuova Era (in questo caso l’Era dell’Acquario); se noi prendiamo il periodo di durata di un’Era, ovvero 2148,98003, e lo dividiamo per 13, avremo come risultato 165,30615 anni, durata di ogni sottoperiodo il quale si troverà sotto un Segno, come vediamo nella tabella; quindi il primo sottoperiodo dell’Era dei Pesci sarà ovviamente Pesci, il secondo (andando indietro) sarà Acquario, poi Capricorno, poi Sagittario, e via di questo passo fino a che l’ultimo sottoperiodo sarà nuovamente Pesci per far sì che l’inizio della nuova Era si ponga sotto l’Acquario.

Ma visualizziamo meglio questi sottoperiodi dell’Era dei Pesci, Era il cui inizio abbiamo posto nel 177 a.C.; da questa data e per circa 165 anni siamo all’interno del sottoperiodo Pesci, quello che dà inizio all’Era; è un periodo di preparazione e serve come momento di transizione da un’Era all’altra, quindi ancora intriso della precedente Era Ariete ma sempre più Pesci mano a mano che gli anni passano. Siamo tutti d’accordo nel dire che l’evento caratterizzante l’Era dei Pesci è stato la nascita di Cristo: se osserviamo la tabella sottostante vediamo che essa si pone proprio all’inizio del sottoperiodo Acquario, Segno che si dice rivoluzionario, che rompe le regole (e comunque simbolo di aqua vitae), dominato da Urano che tra le altre cose rappresenta la cometa che penetrando nella sterile terra dà ad essa la vita [7]. Non meravigli il fatto che la nascita di Cristo si trovi così indietro rispetto alla tradizione: pensiamo giusto quanto ipotizzato da Sergio Ghivarello riguardo il prendere come punto di riferimento di essa il passaggio della cometa di Halley al suo perielio avvenuta nell’ottobre del 12 a.C. [8]


   
ANNI* SOTTOPERIODI EVENTI CARATTERIZZANTI IL PERIODO
     
177 a.C. Inizio Era Pesci Fine delle guerre puniche (146 a.C.). Egemonia di Roma.
12 a.C. Acquario Nascita di Cristo (11-12 circa a.C.)
155 d.C. Capricorno  
320 Sagittario Concilio di Nicea (325).
485 Scorpione Teodorico, re degli Ostrogoti, conquista l’Italia (493). Nascita di Maometto (570 ca.). Egira (622)
651 Bilancia Conversione dei Longobardi al cattolicesimo (650). Incoronazione imperiale di Carlo Magno (800)
816 Vergine Benedetto di Aniane impone ai monasteri occidentali la regola benedettina (816).
982 Leone Scisma d’Oriente: rottura tra la Chiesa occidentale e quella orientale (1054).
1147 Cancro Inizio del movimento valdese (1170).
1312 Gemelli Trasferimento del papato ad Avignone (1309). Dante termina la Divina Commedia (1313).
1478 Toro Scoperta dell’America (1492). Primi fermenti che portarono poi alla Riforma di Martin Lutero (1517).
1643 Ariete Fondazione di colonie inglesi in America. Rivoluzione americana e francese.
1808 Pesci Napoleone. Congresso di Vienna (1815). Guerre di indipendenza. Guerre mondiali.
1973 Inizio Era Acquario Conquista della Luna (1969). Movimento hippy. Nuove religioni.
 
* Arrotondati per eccesso.


Ercole e Gilgamesh

Abbiamo prima accennato al fatto che Ercole è un eroe solare; non è certo il solo, quasi tutti gli eroi lo sono, e tra questi possiamo certamente annoverare Gilgamesh, quinto re di Uruk, la più grande città della Mesopotamia meridionale, vissuto nel III millennio a.C.. Ma che c’entra un re mesopotamico con Ercole? Intanto diciamo che Gilgamesh è il protagonista di un poema molto antico (anzi, potremmo dire il più antico poema pervenutoci), formato da dodici canti, di circa trecento righe l’uno, incisi su dodici tavolette scoperte nella seconda metà del XIX secolo a Ninive nella biblioteca del re Assurbanipal III (668-627 a.C.). Questo poema è conosciuto come ”Epopea di Gilgamesh”.
Vi si raccontano le gesta che questo re, insieme al fidato amico Enkidu, porta avanti: vi si racconta di un diluvio, di un affronto a una dea e dell’uccisione del “Toro del Cielo”, di un viaggio in una foresta di cedri, della morte del fido Enkidu, della ricerca dell’erba dell’immortalità, insomma di tutta una serie di azioni ed eventi tipici di un eroe, e Gilgamesh lo era.

Qui trattiamo di questo re perché le sue gesta sono in parallelo con quelle di Ercole; come dice il Graves riguardo questi due miti:

[…] la fonte comune è probabilmente sumerica. Come Eracle, Gilgamesh uccide un mostruoso leone e ne indossa la pelle […], sopraffà un toro afferrandolo per le corna, scopre un’erba misteriosa che rende invulnerabili […], segue il Sole nel suo viaggio […] e visita il giardino delle Esperidi dove, dopo aver ucciso un drago che avvolge l’albero sacro con le sue spire, è ricompensato con due sacri oggetti dell’Oltretomba […] [9].

Esiste quindi un forte parallelismo fra Gilgamesh ed Ercole (che riteniamo coevi): le imprese da loro portate avanti vogliono simboleggiare un cambiamento d’epoca, un mutamento siderale: Ercole inizia le sue imprese uccidendo un leone, mentre Gilgamesh inizia le sue uccidendo un toro: le due azioni avvengono nello stesso tempo (2326 a.C.) e vogliono indicare, se le trasportiamo nel loro vero scenario, cioè il cielo, che dalla croce dei Segni fissi si passò a quella dei Segni cardinali; in Attica (dove scorrazzava Ercole) l’anno iniziava in estate, mentre in Mesopotamia (patria di Gilgamesh) in primavera: ecco il diverso compito affidato ai due eroi: Ercole “sposta” il solstizio estivo dal Leone al Cancro (uccidendo il Leone), Gilgamesh “sposta” l’equinozio primaverile dal Toro all’Ariete (uccidendo il Toro Celeste). Sembrano azioni diverse ma tutti e due non fanno altro che spostare la lancetta dell’orologio cosmico all’unisono, uno lavorando sui solstizi, l’altro sugli equinozi (culture diverse, inizi di anno diversi).


Dalla Terra al Cielo: la nascita di Ercole

Ma ritorniamo al nostro Eroe e cerchiamo, dopo aver fatta la conoscenza dello “scenario” legato alla precessione degli equinozi, di inquadrare meglio il personaggio e la sua storia, ovvero: è possibile, con le informazioni che il mito ci dà, arrivare a costruire il “cielo di nascita” di Ercole?
Abbiamo visto che Ercole era il frutto di una lunga notte d’amore fra Zeus e Alcmena; alcuni dicevano che questa notte fu lunga quanto tre notti, altri che la Luna era sorta tre volte, così che alcuni chiamavano Ercole Triselenos, figlio della triplice luna [10]. Si potrebbe passare sopra a questa esagerazione narrativa se pensassimo ai miti come a semplici racconti fantastici, immaginari, irreali, stravaganti, ma non siamo di questo avviso. E allora perché nel racconto viene fatta notare questa particolarità? Ha un senso nel contesto della storia? E se questo accenno a una lunga notte non fosse stato fatto, la storia della nascita di Ercole ne avrebbe risentito? Viene da pensare che questa circostanza innaturale abbia un suo ben preciso significato, ma quale? Perché Zeus deve accoppiarsi per trentasei ore per poter fecondare Alcmena?

Vediamo se possiamo rispondere a queste domande.
Sappiamo che Alcmena era, da parte di padre, nipote dell’eroe Perseo (era figlia di Elettrione, a sua volta figlio di Perseo).
Alziamo gli occhi al cielo. Siamo in una tarda serata autunnale. In alto, quasi sopra la nostra testa, vediamo la costellazione di Perseo (parzialmente circumpolare). Si trova in una delle zone più luminose della Via Lattea, vicina alla “W” di Cassiopea. La Costellazione di Perseo, che si situa sopra le Costellazioni dell’Ariete e del Toro, presenta alcune stelle famose, come Algenib, l’alfa Persei, il cui nome, dall’arabo al-janb, significa “il fianco”, ma soprattutto Algol, la beta Persei, il cui nome, che è un’abbreviazione del suo nome arabo ra’s al-ghūl, “la testa del demonio”, significa “demonio”; rappresenta la testa della gorgone Medusa recisa da Perseo. È la stella più famosa di questa Costellazione e a buon diritto può essere presa come rappresentante dell’intero asterismo. Non è quindi esagerato dire che la Costellazione di Perseo, tramite questa stella, “abita” l’Ariete.

Ora, se Perseo lo si abbina all’Ariete, suo figlio (Elettrione) si situerà, simbolicamente parlando, in Leone (quinto asterismo da questo, analogico alla quinta Casa astrologica, i figli), mentre il figlio di quest’ultimo (in questo caso la figlia, Alcmena) si situerà simbolicamente in Sagittario (quinto asterismo ancora dal Leone) [11]. Quindi Alcmena rappresentata dal Sagittario che viene fecondata da Giove-Zeus affinché nasca un eroe solare, cioè Ercole. Interessante notare che Alcmena generò due gemelli (asse Gemelli/Sagittario?), Ercole e Ificle (quest’ultimo, si dice, concepito con il marito la sera stessa dell’incontro con Zeus).

Vicende interessanti e che, come si vede, ci rimandano continuamente dalla Terra al Cielo e viceversa, a dimostrazione che molti miti trovano la loro scenografia in cielo, tra le stelle. Ma se così è, perché non provare a tradurre queste vicende mitiche in termini astronomici e poi astrologici? Ovvero, è possibile con i dati che questo mito ci dà collocare nel tempo e nello spazio le vicende qui descritte? Nulla vieta di provarci, pur essendo consapevoli non tanto della difficoltà quanto del fatto che le storie raccontate nei miti sono il più delle volte un assemblaggio di vicende diverse, contributi e abbellimenti vari che ogni popolo, ogni cultura, in epoche diverse, ha dato alle gesta dell’eroe del momento, ciò che rende “storicamente” non proponibile un simile calcolo; tuttavia, e magari come innocuo divertissement, vogliamo provarci, sapendo che, a volte, la verità ama nascondersi tra le pieghe del tempo e dello spazio, magari molto più vicina a noi di quanto si pensi.

Abbiamo prima accennato al fatto che, secondo l’ipotesi qui sostenuta, Alcmena “abita” in Sagittario; ora, se Giove andò da lei, astronomicamente parlando questo vuol dire che Giove (il pianeta) si trovava in Sagittario (la Costellazione) quando Ercole venne concepito. Questo è già un dato, anche se per ora non ci dice molto visto che Giove ogni dodici anni circa si trova a passare per quelle zone. E però abbiamo collocato le sue Fatiche intorno al 2326 a.C., quando il Sole solstiziale passava dal Leone al Cancro. Si può pensare poi che all’epoca di queste sue imprese Ercole avesse una ventina d’anni.

Ma abbiamo un altro dato dal mito, e cioè che Ercole nacque il secondo giorno della Luna [12]: che vuol dire? Possiamo avere due possibilità, una che la Luna possa essere stata avanti al Sole di due giorni effettivi, quindi di circa 26°-28°, l’altra che invece i “due giorni” possano significare “due Costellazioni”. Abbiamo detto che Ercole è un eroe solare, e alcuni dicono che egli nacque nella decima Costellazione, il Capricorno: la nascita a questo punto dovrebbe essere con il Sole nella Costellazione del Capricorno e con la Luna o avanti al Sole di circa 27° oppure nella Costellazione dei Pesci, mentre il concepimento (nove mesi indietro) con il Sole nella Costellazione dell’Ariete. Per far sì che concepimento e nascita si accordino su questi parametri astronomici troviamo l’11 marzo 2347 a.C. per il concepimento e il 9 dicembre sempre del 2347 a.C. per la nascita.

A questo punto ritorniamo alla domanda che ci eravamo prima posti, e cioè perché Zeus-Giove ha bisogno di trentasei ore per potersi accoppiare con Alcmena. È possibile, ora, rispondervi? Abbiamo visto che il concepimento di Ercole avviene in Sagittario (come luogo celeste, non come periodo dell’anno): certamente un luogo adatto per concepire un Eroe la cui prima, primissima azione, fu quella di “creare” la Via Lattea, specie se pensiamo che nella Costellazione del Sagittario troviamo niente meno che il centro della Galassia (oggi situato a 26° 50’ del Segno del Sagittario). È, il Sagittario, un luogo importante, di meglio non poteva essere trovato per concepire un Eroe che, come disse Zeus suo padre: “regnerà su tutti quelli che ci stanno intorno e che sarà del mio sangue [13]; un luogo, il Sagittario, che i Babilonesi chiamavano “il re gigante della guerra”, un luogo, anche, astronomicamente parlando, molto interessante vista la cospicua presenza di nebulose e ammassi globulari e galattici come mai se ne vedono in altre regioni celesti.

Fra questi spicca senz’altro, nella zona centro-occidentale della costellazione, il magnifico ammasso globulare [14] M22, chiamato Facies in astrologia, una meraviglia del cielo, un vero e proprio gigante galattico, specie se pensiamo che la luce impiega ben 60 anni per attraversarne da parte a parte il bulbo centrale (e consideriamo che la luce percorre quasi 300.000 chilometri in un secondo: fate un po’ il conto di quanti secondi ci sono in 60 anni, moltiplicateli per 300.000 chilometri e avrete un’idea delle dimensioni della sola parte centrale di questo gigante). M22 giace praticamente sull’eclittica, così che viene di volta in volta “toccato” dal Sole e da tutti i pianeti.

Abbiamo detto di Alcmena che abita in Sagittario, ma il Sagittario è una costellazione molto ampia: è possibile individuare un luogo più preciso per collocare “la casa di Alcmena”? Il mito ci dice che Alcmena fu scelta da Zeus-Giove non tanto e non solo per la sua bellezza, quanto per la sua dignità, incorruttibilità e saggezza, e che solo con lei avrebbe potuto “generare un figlio tanto forte da impedire lo sterminio degli uomini e degli dèi[15].

Alcmena era la sedicesima discendente di Niobe, che fu a suo tempo la prima donna mortale amata da Zeus; Alcmena fu invece l’ultima donna mortale con la quale egli giacque, e la tenne così in gran conto che invece di assalirla e violentarla bruscamente e sbrigativamente (come solitamente faceva), si prese la briga di assumere le sembianze del marito, di sedurla con carezze e parole affettuose e di giacere con lei non pochi minuti come era suo solito fare ma standoci per ben tre notti o trentasei ore. Tutti questi comportamenti, certo non usuali in Zeus, sembrano volerci dire che Alcmena era particolare, che la sua casa era particolare, e cosa abbiamo di particolare nella costellazione del Sagittario? Il centro galattico, certamente una degna “casa” per Alcmena, specie se ella venne scelta per la sua “incorruttibilità”. Lo strano comportamento poi di Zeus-Giove, questo suo “fermarsi” per lungo tempo con Alcmena, tradotto in termini planetari farebbe pensare ad un “anello di sosta” del pianeta: se osserviamo i parametri astronomici e planetari dell’11 marzo 2347 a.C. notiamo che Giove aveva appena intrapreso il suo moto retrogrado (iniziato il 5 marzo). E dove stazionava Giove? Proprio sul centro galattico, così che possiamo prendere questo come luogo della notte d’amore fra Zeus e Alcmena. Ed ecco come si presentava la porzione di cielo (fig. 1 – 11 marzo 2347 a.C.) con Giove in Sagittario vicino al centro galattico al “concepimento” di Ercole:

Ercole concepimento


Il concepimento avvenne di notte, una lunga notte, come abbiamo visto; Zeus chiese al Sole di starsene a casa il giorno dopo e alla Luna di rallentare il suo corso: si potrebbe pensare che anche la Luna sparì dal cielo, e se così è, traducendo il mito, allora dovremmo essere in presenza di una Luna Nuova, e infatti quella notte la Luna era in congiunzione al Sole arietino. Se osserviamo sempre la mappa relativa al concepimento ma questa volta volgendo lo sguardo alla zona del cielo natale occupata dal Sole quindi dal Segno dell’Ariete (fig. 2 – 11 marzo 2347 a.C.), vediamo Sole e Luna congiunti.

Ercole concepimento_1


Ma veniamo alla “nascita”, che abbiamo datata al 9 dicembre 2347 a.C.
Il mito ci dice che “Quando Eracle venne alla luce […] Zeus illuminò di luce divina la stanza del parto[16]. Se Zeus-Giove stava illuminando la stanza del parto, si può pensare che Giove (pianeta) si trovasse non molto discosto dal Sole (Ercole); dopo nove mesi dal concepimento, in cui Giove era in Sagittario e il Sole in Ariete, arriviamo a un periodo in cui abbiamo il Sole appena entrato nella Costellazione del Capricorno (così come vuole il mito) e sempre Giove in quella del Sagittario; altra indicazione astronomica è che Ercole nacque il “secondo giorno” della Luna, ovvero con la Luna nella Costellazione dei Pesci (optando per la traduzione “due giorni” uguale “due Segni o Costellazioni”). Ecco come si presentava il cielo alla “nascita” di Ercole (fig. 3 – 9 dicembre 2347 a.C.).

Ercole nascita


Il Sole è all’inizio della costellazione del Capricorno, esattamente congiunto a Marte (e congiunzione migliore non poteva esserci per raffigurarci il possente Ercole); Giove è in Sagittario, e sembra proprio stare a guardare illuminando la “stanza del parto”; troviamo poi la Luna in Pesci, distante due Costellazioni dal Sole. Questo è il cielo natale di Ercole, il cielo astronomico; a questo punto nulla ci vieta di costruire il cielo astrologico, quindi di conoscere l’oroscopo di Ercole. Ecco qui sotto il Tema dell’Eroe:

Ercole_tema


Il mito ci dice che Ercole nacque nel momento in cui il Sole stava per entrare nella Costellazione del Capricorno; astrologicamente parlando, vista la precessione degli equinozi, siamo all’inizio del Segno del Sagittario, infatti troviamo il Sole all’inizio del Segno. Ora, se noi volgiamo lo sguardo a oriente, vediamo che nel momento in cui il Sole sta entrando nel Segno del Sagittario sta sorgendo il Segno del Leone. Quindi il nostro Eroe appare essere un Sagittario con Ascendente in Leone e con il Sole addirittura congiunto a Marte! Veramente indici più calzanti non potevano esserci per rappresentare carattere e gesta di Ercole. Ovviamente non pretendiamo che tutto ciò sia vero, ma piace pensare che lo sia, anche perché poi le posizioni qui trovate non è che sfigurino in un tipo come Ercole.

Chi vuole può divertirsi a “fare l’oroscopo” a Ercole: da parte nostra ci fermiamo qua, chiudendo il nostro divertissement che se non altro ci ha permesso di inquadrare meglio il peso e la natura di Ercole.


[1] Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano 1988, pagg. 410-411.
[2] Alice Anna Bailey, Le Fatiche di Ercole, presentazione di Giuseppe Filipponio, Roma.
[3] Da considerare che il moto di precessione dell’equinozio non è uniforme nel tempo ma ha delle variazioni dovute a un insieme di fattori che fanno sì che questo cresca di circa 0”,22 ogni millennio, ciò che significa che lo spostamento annuo del punto di Ariete, ora stimato in 50”,25, fra mille anni sarà di 50”,47. Andamento quindi in ascesa ma che si pensa poi si invertirà, come già si è invertito in passato, quindi spostamento assai fluttuante.
[4] Da considerare però che questo movimento conico non è poi né esattamente conico né produce una circonferenza regolare ma piuttosto frastagliata, e questo perché all’effetto della precessione vanno aggiunti altri movimenti come ad esempio il movimento di nutazione, un particolare movimento oscillatorio che coinvolge in special modo i punti di incontro dell’orbita lunare con l’eclittica (i nodi lunari) e che si somma alla precessione apportando un’oscillazione di circa 9 secondi di grado (9”.21) in 18,6 anni. Il valore di spostamento annuo degli equinozi, cioè 50”,2564, è un valore medio, pertanto non tiene conto della nutazione.
[5] Il Sole entra nella Costellazione dell’Ariete quando per noi astrologi si trova oggi (2005) a circa 28° del Segno dell’Ariete; dovremmo quindi far avanzare di 28° il punto gamma per poter avere la coincidenza fra l’inizio della Costellazione dell’Ariete e il suddetto punto gamma: siccome in un anno quest’ultimo recede di 00°00’50”,2564, percorrerà i 28° in circa 2005 anni.
[6] Giuseppe Bezza, L’astrologia, storia e metodi, Teti, Milano 1980, p.115.
[7] Cfr. Renzo Baldini, La freccia del Sagittario, Pagnini e Martinelli, Firenze 2003.
[8] Sergio Ghivarello, La stella di Natale, in “Linguaggio Astrale” n. 51, 1983.
[9] Robert Graves, op. cit., pag. 464 (132.1).
[10] Károly Kerényi, Gli Dei e gli Eroi della Grecia, Mondadori, Milano 1989, pag. 349.
[11] Questo si lega al concetto delle “Case Derivate”: sappiamo che i figli, in astrologia, si leggono nella Quinta Casa, così se partiamo dall’Ariete dove abbiamo posto il padre, suo figlio si situerà ovviamente cinque Case dopo, cioè in Leone; con lo stesso criterio il figlio di quest’ultimo si porrà anch’esso cinque Case dopo, cioè in Sagittario.
[12] Károly Kerényi, op. cit., pag. 351.
[13] Károly Kerényi, op. cit., pag. 350.
[14] Gli ammassi sono raggruppamenti di stelle: esistono gli ammassi aperti, che contengono qualche migliaio di stelle, e gli ammassi chiusi, formati da più di un milione di vecchie stelle ammassate l’un con l’altra a forma di globo, da cui il nome di ammassi globulari.
[15] Robert Graves, op.cit., pag. 412.
[16] Robert Graves, op.cit., pag. 411.


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