Tommaso Campanella, 1568-1639

Tommaso Campanella, 1568-1639
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450 anni fa, il 5 settembre 1568, nasceva a Stilo (Reggio Calabria) il frate, filosofo e astrologo Tommaso Campanella. Il suo vero nome era Giovanni Domenico.

A tredici anni entrò come novizio nel convento domenicano di Stilo, formandosi poi religiosamente in quello di Placanica e studiando nel convento di San Giorgio Morgeto. Emise la professione religiosa nel settembre 1584 acquisendo il nome di Tommaso.

Qui sotto il suo Tema natale[1].
Campanella

Curioso, affamato di sapere, anticonvenzionale, iniziò ben presto a interessarsi di filosofia, alchimia e astrologia (Mercurio in Casa 1; Sole in quadratura a Urano e a Nettuno e opposto a Plutone) e si appassionò alle opere di Erasmo da Rotterdam, Marsilio Ficino e soprattutto del filosofo cosentino Bernardino Telesio sul cui pensiero Campanella costruì le proprie basi etiche e filosofiche.

Restandogli stretta la vita conventuale e la meschinità che lì respirava, nel 1589 scappò a Napoli insieme a un misterioso compagno, un ebreo di nome Abramo che poi lo instraderà all’astrologia. Nella città partenopea frequentò Giovanni Battista Della Porta, ed è di quel periodo (1591) l’uscita, senza averne avuto il consenso dai suoi superiori, dell’opera Philosophia Sensibus Demonstrata[2], dedicata al marchese Mario del Tufo, suo amico e protettore (e presso cui abitava), in cui abbraccia le teorie di Telesio difendendole dagli attacchi dell’aristotelico Giovanni Antonio Marta riguardo al fatto che, per esempio, la natura può essere capita e spiegata con la ragione più che con la teologia, cosa che gli procurò, nonostante l’opera avesse ricevuto l’imprimatur, il primo processo per eresia.

Si rifugiò a Roma (5 settembre 1592), poi a Firenze (2 ottobre) dove ricevette encomi e una somma di denaro da parte del granduca Ferdinando I (al posto di un impiego universitario cui Campanella ambiva), poi a Bologna (16 ottobre) dove però gli vennero rubati tutti i suoi manoscritti da «falsi frati» assoldati dall’Inquisizione, quindi a Padova (gennaio 1593) dove ebbe modo di conoscere Galileo Galilei. Arrestato di nuovo nel 1594, venne portato a Roma, torturato e costretto all’abiura delle sue tesi. Venne nuovamente arrestato nel 1599 con l’accusa di aver ordito una ribellione del popolo calabrese contro gli Spagnoli; imprigionato a Napoli nel Castel Sant’Elmo, condannato a morte, si finse pazzo, e la cosa gli riuscì perché la condanna capitale venne tramutata in carcere a vita.

Nel 1618 venne spostato nel carcere di Castel Nuovo (Maschio Angioino), luogo meno duro del precedente e che gli permetteva una più ampia libertà di movimento. In carcere scrisse le sue opere più famose ed ebbe modo anche di stilare oroscopi, per esempio nel giugno 1618 quello per il fiammingo Filiberto Vernat “ospite” anch’egli, seppur per errore, dello stesso carcere. Campanella venne liberato nel 1626, dopo 27 anni di prigionia, grazie all’intercessione di papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) che lo ospitò (1629) a Roma per cinque anni come proprio consigliere per le questioni astrologiche.

Nel 1634 nuove accuse politico-insurrezionali stavano per ricadergli sul capo quando decise di fuggire rifugiandosi in Francia dove venne ben accolto alla corte di Luigi XIII, passando lì il resto dei suoi giorni. A Parigi Campanella poté continuare i suoi studi e le sue ricerche anche astrologiche, dissertando di astrologia e scienze occulte col cardinale Richelieu.

Campanella ebbe una vastissima produzione letteraria, sia teologica che filosofica, medica, astrologica, la maggior parte della quale scritta in carcere (Mercurio signore di Casa 12 in Casa 1 in sestile a Giove in Casa 3).
Fra le sue opere più importanti segnaliamo il De Sensu Rerum et Magia…[3], opera in quattro libri dalla vita travagliata, scritta in latino nel 1590, rubata a Bologna, riscritta in italiano nel 1604, in latino nel 1609 e poi pubblicata a Francoforte nel 1620 ma con molti errori non essendo stata quell’edizione riveduta dall’autore; fu così che Campanella dovette rimetterci le mani e finalmente l’opera, in latino, poté uscire con la sua approvazione nel 1637 a Parigi, dedicandola al cardinale Richelieu. In essa Campanella tratta del senso della natura, del cosmo, dei cieli, della pluralità dei mondi, della magia e dell’astrologia: di quest’ultima dice che in gioventù l’aveva avversata ma che poi alcune vicende personali l’avevano convinto della sua verità, e critica quegli sciocchi che senza saperne molto s’improvvisano astrologi danneggiando questa scienza.

Abbiamo poi gli Articuli prophetales, scritti nei primi anni del periodo carcerario (1600) e poi successivamente ampliati, dove in diciassette articoli tratta dello sconvolgimento cosmico che avrebbe caratterizzato il secolo nascente con la distruzione delle monarchie e delle religioni, e dove nell’ultimo capitolo trova posto un Prognosticum collegato alla congiunzione Giove-Saturno del 18 dicembre 1603, evento che dopo anni avveniva in un Segno di Fuoco, il Sagittario (a 08° 19’), inaugurando così la serie di dette congiunzioni nella triplicità ignea che secondo lui annunciava grandi rivolgimenti politici, religiosi e scientifici[4].

La Apologia pro Galileo Mathematico Florentino…[5], scritta nei primi mesi del 1616, stampata poi a Francoforte nel 1622, piccola opera in difesa di Galileo Galilei e delle sue idee cosmologiche dall’accusa di essere contrarie alle Sacre Scritture.
Con Galileo rimase in corrispondenza nel tempo: in una lettera a lui indirizzata in risposta a un rifiuto dello stesso Galileo di dargli la sua data di nascita (richiestagli da Campanella il quale si era offerto di dargli un aiuto per quanto riguardava i suoi malanni fisici), Campanella parla di astrologia e gli scrive:

Per le sue infirmità io m’offersi a quel che posso: dissi che mi scriva l`historia di quelle, e mi dia la sua natività; e non l’ha fatto […]. Pur io son certo ch’è piena di fallacie questa dottrina [l’astrologia, N.d.A], ma ci stan dentro pur cose divinissime[6].

Fra le altre sue opere troviamo gli Astrologicorum Libri VI[7], opera scritta nel 1614 e stampata poi a Lione nel settembre 1629, dove Campanella espone le proprie speculazioni sull’astrologia volte a liberarla dalle superstizioni degli arabi e degli ebrei inserendola in un contesto cristiano.

Importante è poi la Città del Sole, grande opera-romanzo scritta in volgare nel 1602 e della quale uscirono varie edizioni anche in latino, la più famosa delle quali fu quella di Francoforte del 1623[8].
In quest’opera, ispirandosi alle idee politiche di Platone (Repubblica), all’Utopia (1516) di Tommaso Moro (Thomas More, 1478-1535) e a una visione etico-religiosa e astrologica della società, Campanella teorizzava un nuovo ordine sociale, comunitario e teocratico (Nettuno in Casa 9 in aspetto al signore di Casa 9 in Casa 12). L’opera, nelle intenzioni di Campanella, non voleva esprimere un’utopia ma un’aspirazione, una speranza, un’ambizione, la possibilità di costruire una società perfetta dove imperano l’uguaglianza e la giustizia, dove l’egoismo e le guerre sono bandite, vincendo l’amore e la fratellanza fra gli uomini (sempre Nettuno negli aspetti suddetti).

Tutte le sue opere furono inserite dalla Chiesa nell’Index librorum prohibitorum con decreto del 21 aprile 1632 e lì rimaste fino al 1900 (ma una prima interdizione l’ebbero già nel 1603).
Morì a Parigi alle quattro del mattino del 21 maggio 1639 e venne sepolto nella chiesa dell’Annunziata, attigua al convento domenicano di rue Saint-Honoré (abbattuto nel 1795 per far posto a un mercato, l’attuale Place du Marché Saint-Honoré)[9].


Maggiori approfondimenti nel mio libro “Astrologia Italica”, Pagnini, Firenze 2016.


[1] Il Tema natale di Campanella venne trovato tra le carte di don Orazio Morandi, da questi redatto: «An. 1568, Mens. Sept., Die 5, Hora 12, Min 6. Hor.». L’ora natale, data dal tramonto del giorno prima, il 4, è 12.06, corrispondente (essendo il tramonto alle ore 18.04 locali) alle ore 06.10 locali del 5 settembre con il Sole a 22° 13’ Vergine (vigeva ancora il calendario giuliano). Il Tema è stato edito in: GERMANA ERNST, Religione, ragione e natura. Ricerche su Tommaso Campanella e il tardo Rinascimento, Franco Angeli, Milano 1991, p. 158 e in: TOMMASO CAMPANELLA, Opuscoli astrologici. Come evitare il fato astrale. Apologetico. Disputa sulle Bolle, introduzione, traduzione e note a cura di Germana Ernst, BUR, Milano 2003, f.t. Sul Tema di Campanella cfr. ORNELLA POMPEO FARACOVI, Sull’oroscopo di Campanella, in «Bruniana & Campanelliana», III (1997/2), pp. 245-263 (articolo apparso anche in «Linguaggio Astrale», n. 112, 1998, pp. 14-30).
[2] Titolo dell’opera: F. Thomae Campanellae, Calabri De Stylo, Ordinis Praedicatorum Philosophia, Sensibus Demonstrata, In Octo Disputationes distincta, Adversus eos, qui proprio arbitratu, non autem sensata duce natura, philosophati sunt. Ubi errores Aristotelis, & asseclarum ex proprijs dictis, & naturae decretis convincuntur; & singulae imaginationes, pro eo à Peripateticis fictae prorsus reijciuntur cum vera defensione Bernardini Telesij Consentini, Philosophorum maximi, antiquorum sententijs, quae hic dilucidantur, & defenduntur, praecipue Platonicorum confirmata: ac dum pro Aristotele pugnat Iacobus Antonius Marta, contra seipsum, & illum pugnare ostenditur, Neapoli, Apud Horatium Salvianum. 1591. L’opera è presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (collocazione: 8. 31.E.4) ed è stata consultata nella riproduzione digitalizzata della Biblioteca Digitale Museo Galileo di Firenze.
[3] Titolo dell’opera: Thomas Campanella Ord. Praed. De Sensu Rerum, Et Magia. Libros Quatuor. [In Quibus Mundum Esse Vivam Dei Statuam, omnesque illius partes, partiumque particulas Sensu donatas esse, alias clariori, alias obscuriori, quantus ipsarum sufficit conservationi, ac Totius in quo consentiunt, probatur. Ac Arcanorum naturalium rationes aperiuntur.] Correctos Et Defensos à stupidorum incolarum Mundi calumniis per Argumenta & Testimonia Divinorum Codicunt, Naturae, se. ac Scripturae, eorumdemque Interpretum, scilicet, Theologorum & Philosophorum, exceptis Atheis.] Iure potissimo Dedicat Consecratque, Parisiis, Apud Dionysium Bechet, via Iacobaea, sub Scuto Solari, M.DC.XXXVII. L’opera è presente nella Bayerische Staatsbibliothek München (collocazione: 4 Ph.u. 17) ed è consultata nella riproduzione digitalizzata.
[4] Si veda soprattutto T. CAMPANELLA, Articuli prophetales, edizione critica a cura di G. Ernst, La Nuova Italia Editrice, Firenze 1977.
[5] Titolo dell’opera: F. Thomae Campanellae Calabri, Ordinis Praedicatorum, Apologia Pro Galileo, Mathematico Florentino. Ubi Disquiritur, Utrum Ratio Philosophandi, Quam Galileus celebrat, faveat sacris scripturis, an adversetur, Francofurti, Impensis Godefridi Tampachii, Typis Erasmi Kempfferi, Anno M.DC.XXII. L’opera è presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (collocazione: MAGL.1.6.284) ed è stata consultata nella riproduzione digitalizzata della Biblioteca Digitale Museo Galileo di Firenze.
[6] Lettera di Tommaso Campanella a Galileo Galilei in Firenze scritta da Napoli l’8 marzo 1614, in: ANTONIO FAVARO (a cura di), Le Opere di Galileo Galilei. Edizione nazionale sotto gli auspici di Sua Maestà il Re d’Italia, Vol. XII, Carteggio anno 1614-1619, n. 982, p. 32, Tipografia Barbèra, Firenze 1890-1909 (digitalizzata in: http://portalegalileo.museogalileo.it).
[7] Titolo dell’opera: Campanellae Ordin. Praedic. Astrologicorum Libri VI. In Quibus Astrologia, omni superstitione Arabum, & Iudaeorum eliminata, physiologice tractatur, Secundum S. Scripturas, & doctrinam S. Thomae, & Alberti, & summorum Theologorum; Ita ut absque suspicione mala in Ecclesia Dei multa cum utilitate legi possint, Lugduni, Sumptibus Iacobi, Andreae, & Matthaei Prost. M.DC.XXIX. L’opera è presente nella Biblioteca Apostolica Vaticana (collocazione: R.G.Scienze.III.255) ed è stata consultata nella riproduzione digitalizzata della Biblioteca Digitale Museo Galileo di Firenze.
[8] Titolo dell’opera: F. Thomae Campanellae Appendix Politicae Civitas Solis Idea Reipublicae Philosophicae, Francofurti, Typis Egenolphi Emmelii, Impensis vero Godofredi Tambachii, Anno Salutis M.DC.XXIII. Cfr. T. CAMPANELLA, La città del sole. Questione quarta sull’ottima repubblica, a cura di G. Ernst, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1996.
[9] Per approfondimenti sulla vita e il pensiero di Campanella: G. ERNST, Il carcere, il politico, il profeta. Saggi su Tommaso Campanella, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma 2002. G. ERNST (a cura di), Sintagma dei miei libri e sul corretto modo di apprendere. De libris propriis et recta ratione studendi syntagma, Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma 2007.

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