Anniversari. Prima e dopo Cristo

Anniversari. Prima e dopo Cristo
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Nel 525 papa Giovanni I dette incarico al monaco russo Dionigi il Piccolo (o l’Esiguo, da Dionysius Exiguus) di riordinare i calcoli relativi alla nascita di Cristo così da ottenere una precisa definizione della data annuale della Pasqua.

Dionigi arrivò a stabilire la nascita di Gesù all’anno 754 dalla fondazione di Roma: il monaco si riferì in special modo a un versetto del Vangelo di Luca (3, 1-3) in cui si dice che Giovanni Battista iniziò la sua predicazione «l’anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare», imperatore romano salito al trono nel 768 di Roma; il quindicesimo anno del suo regno corrisponde quindi al 783; considerando che Gesù aveva circa trent’anni quando si fece battezzare da Giovanni, Dionigi sottrasse i 29 anni compiuti da Gesù dal 783 ottenendo così come data di nascita il 754 dalla fondazione di Roma, che lui decretò essere l’anno 1 dell’era cristiana, cioè l’1 d.C.

Dionigi, non potendo considerare l’esistenza di un “anno 0″[1], chiamò “anno 1″ l’anno che iniziava immediatamente dopo la nascita di Gesù, così se dovessimo vedere la sequenza degli anni a.C. (avanti Cristo) e d.C. (dopo Cristo), li vedremmo così: …2 a.C, 1 a.C., 1 d.C., 2 d.C.,…; così il primo secolo dell’era cristiana è iniziato nell’1 ed è terminato nel 100 d.C., il secondo secolo ha avuto inizio nel 101 ed è terminato nel 200 d.C., ecco perché quando diciamo “quattordicesimo secolo” ci riferiamo al secolo che va dal 1301 al 1400, quando diciamo “ventunesimo secolo” ci riferiamo al secolo che va dal 2001 al 2100.

L’usanza di contare gli anni partendo dalla nascita di Cristo venne ribadita quindi “sponsorizzata” dal monaco inglese e dottore della Chiesa Beda il Venerabile (672-735) nella sua opera De temporum ratione (725), anche se alcuni eruditi la utilizzavano già dal VI-VII secolo. Diventò poi forma generalizzata di datazione nel X secolo.

Attenzione
Usando la notazione avanti Cristo/dopo Cristo (detta “cronologica”) dobbiamo stare attenti a non commettere l’errore di un anno quando vogliamo calcolare il tempo trascorso tra una data a.C. e una d.C.: ammettiamo di voler sapere quanti anni separano la nascita di Cicerone (106 a.C.) da quella di Nerone (37 d.C.): verrebbe spontaneo dire 106 + 37 = 143 anni, mentre invece gli anni trascorsi sono 142, e questo perché mancando lo zero bisogna contare un anno in meno.

Ecco perché i matematici hanno inserito lo zero nella datazione, e gli anni prima di Cristo non vengono indicati con a.C. ma con il segno meno (–), così come gli anni dopo Cristo con il segno più (+), ovvero: …- 2, – 1, 0, + 1, + 2,…, ecco perché dire 106 a.C. è uguale a dire – 105.

Questo vale soprattutto quando festeggiamo anniversari di personalità nate prima di Cristo.
Ad esempio Aristotele nacque nel 384 a.C. (ovvero – 383). Nel 2016 sono stati celebrati in tutto il mondo i 2400 anni dalla sua nascita: il calcolo è stato fatto semplicemente aggiungendo all’anno a.C. quello d.C., cioè 384 + 2016 = 2400, giusto aritmeticamente ma sbagliato cronologicamente giacché i 2400 anni dalla nascita di Aristotele cadono quest’anno, 2017, e questo perché, come detto, mancando il numero zero bisogna contare un anno in meno, quindi nel 2016 erano trascorsi 2399 anni dalla sua nascita.
Eppure l’Unesco ha decretato il 2016 “Anno di Aristotele”, con convegni e celebrazioni in tutto il mondo.

Non è certo la prima volta che vengono ufficialmente festeggiati anniversari storici “in anticipo”: nel 1930 il regime fascista celebrò il bimillenario della nascita di Virgilio nato nel 70 a.C., anche qui facendo semplicemente 70 + 1930 = 2000, quando invece si sarebbe dovuto aspettare l’anno dopo, il 1931.
Ma fece lo stesso con il bimillenario della nascita di Augusto, nato il 23 settembre del 63 a.C. e commemorato il 23 settembre 1937 anziché 1938 (le celebrazioni, iniziate appunto il 23 settembre 1937, si conclusero un anno dopo, il 23 settembre 1938 con l’inaugurazione del padiglione ospitante l’Ara Pacis dell’architetto Vittorio Morpurgo).
Ritornando a Aristotele, l’anno delle celebrazioni per i 2400 anni dalla sua nascita è il 2017.


[1] Il numero 0 venne usato solo dal 628 d.C., prima era sconosciuto. Infatti il concetto di “zero” venne codificato per la prima volta nell’opera Brāhamasphutasiddhānta (628) dell’astronomo e matematico indiano Brahamagupta (598-670). Venne poi ripreso dagli Arabi che gli dettero il nome di sifr (latinizzato in “zephirum”), da cui il nostro “cifra”. Fu poi il matematico pisano Leonardo Bigallo (1170-1250), conosciuto come Fibonacci (cioè filius Bonacii, figlio di Guglielmo di Bonaccio), a far conoscere lo 0 in Europa nella sua opera Liber Abaci (1202): «Novem figure indorum he sunt 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Cum his itaque novem figuris, et cum hoc signo 0, quod arabice zephirum appellatur, scribitur quilibet numerus, ut inferius demonstratur» (Liber Abaci, cap. I).

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