Cristoforo Colombo e l’astrologia

Cristoforo Colombo e l’astrologia
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In una lettera al re del Portogallo, nel 1501, Colombo scriveva che «Nuestro Seňor… de astrología me dió lo que abastava». Quindi la conosceva e la usava, e infatti nella sua biblioteca troviamo molti libri di astrologia.

Prima di procedere, però, una curiosità: nel 1559 Alessandro Bernoni, letterato, poeta, astronomo e matematico piacentino, scrisse un’opera astrologica, di pronostici, dal titolo: “Pronostico Dell’Eccellente. M. Alessandro Bernoni Cittadino Piacentino Sopra la dispositione dell’anno 1559. Con un curioso discorso in commendatione dell’Astrologia[1], stampato a Piacenza nel 1559 per i tipi di Giovanni Muzio Cremonese e dedicato «Alla Magnifica Communita di Piacenza».
Per degnamente onorare l’astrologia Bernoni, in questa sua opera, chiama in causa anche Cristoforo Colombo, dicendolo dottissimo astrologo ma anche… nativo di Piacenza:

A questo non lasciavo d’aggiungere ch’il. S. Don Christoforo Colombo aiutato da questa scienza [cioè l’astrologia, N.d.A.], di ch’era dottissimo, primo fu che ritruovo il mondo nuovo fuor delle Spagne, della qual cosa la nostra Citta meritamente si puo gloriare perche come il S. Donno Hernando Gonzales d’Oviedo scrive, il S. Don Christoforo hebbe origine da PIACENZA patria nostra, & fu dell’antico & nobil sangue di Pelestrello (p. 4).

Pelestrello è il nome del ramo portoghese della famiglia Pallastrelli (o Pellestrelli) di Piacenza dalla quale discenderebbe Cristoforo Colombo, così come affermato dallo storico spagnolo Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés (1476-1557) nella sua “Historia general y natural de las Indias, Islas, y Tierra Firme del Mar Océano”: «El origen de sus predescesores es de la cibdad de Placençia, en la Lombardía, la cual está en la riberia del río Po, del antiguo e noble linaje de Pelestrel» (lib. II, cap. II).


Ma ritorniamo alle opere astrologico-astronomiche da lui possedute, passate poi al figlio Fernando, appassionato di astrologia, e dopo la morte di lui al convento domenicano di San Paolo a Siviglia.

Intanto troviamo le “Ephemerides astronomicae [astrologicae]” (Norimberga, 1474) del matematico, astronomo e astrologo tedesco Johann Müller (1436-1476), conosciuto con il nome latinizzato Regiomontanus dal nome del suo luogo natale, Köningsberg (“montagna del re”) in Baviera (in realtà nacque a Unfinden, vicino a Köningsberg)[2]. Regiomontanus già in gioventù (fu un bambino prodigio) scrisse e stampò a sue spese quella che tra le altre sue grandi opere lo immortala nel firmamento astrologico, le “Tabulae directionum”, opera astronomica e astrologica in cui trattava di vari modi di costruzione di Temi astrali, dei tempi di gestazione, delle ore planetarie, del dominio dei pianeti sui mesi della gravidanza. Fondò a Norimberga il primo Osservatorio astronomico europeo.
Nel 1475 venne chiamato a Roma da papa Sisto IV per approntare una riforma del calendario ma morì misteriosamente l’anno successivo. Regiomontanus è stato l’autore di un sistema di domificazione astrologica nel quale la suddivisione delle Case parte dalla tripartizione dell’equatore.
Queste “Ephemerides astronomicae”, che riportavano le posizioni giornaliere dei pianeti dal 1475 al 1506, Colombo le portò ovviamente con sé nei suoi viaggi e fu grazie ad esse che il 29 febbraio 1504 poté predire un’eclissi di Luna con la quale riuscì a spaventare gli indigeni della Giamaica a lui ostili.


Troviamo poi l’“Opus ephemeridum sive Almanach perpetuum exactissime nuper emendatum omnium celi motuum cum additionibus in eo factis tenens complementum” (Leiria, 1496), conosciuto anche come “Almanach Perpetuum”, dello storico, matematico, astronomo e astrologo spagnolo Abraham ben Samuel Zacuth, ebreo rabbino sefardita[3]. Era questo un grande trattato di astronomia che dava nuove e rivoluzionarie indicazione per la navigazione oceanica.
L’opera, scritta originariamente in ebraico e il cui titolo era “ha-Ḥibbur ha-Gadol”, venne tradotta prima in castigliano col titolo di “La Compilación Magna” (1481) da un amico e collaboratore di Zacuth, Juan de Salaya, astronomo, filosofo, traduttore e docente di Astrologia all’Università di Salamanca, poi in latino nel 1496 dall’ebreo portoghese José Vizinho, allievo di Zacuth, ed ebbe poi numerose ristampe. Quest’opera venne data da Vizinho a Cristoforo Colombo che utilizzò le tavole astronomiche lì presenti nei suoi viaggi verso il Nuovo Mondo.
Zacuth scrisse anche di astrologia medica, come il “Tratado breve en las ynfluencias del cielo”, ma anche sulle eclissi del Sole e della Luna: “Juicios de las eclipsesd del sol y la luna”; tutti e due questi lavori Colombo li aveva in un manoscritto nella sua biblioteca.


Abbiamo poi l’“Imago Mundi” (1480) del cardinale, filosofo, astronomo e astrologo francese Pierre d’Ailly[4]. Quest’opera è un’enciclopedia cosmografica dove d’Ailly tratta ovviamente di varie questioni geografiche come la sfericità della Terra e il fatto che si possa raggiungere le Indie passando da ovest.
Colombo studiò molto quest’opera e la postillò con numerose sue annotazioni ai margini del testo confrontando ciò che la sua esperienza di navigatore gli diceva con le asserzioni lì presenti, ad esempio riguardo il grado di longitudine che fa corrispondere a 56 miglia e 2/3 (ipotesi tolemaica), stima che poi sarà motivo per la ricerca di una via occidentale alle Indie ma stima errata giacché rendeva la Terra più piccola del reale.
Come detto d’Ailly fu anche astrologo, anzi, uno fra i più prestigiosi dell’epoca. Scrisse vari testi astrologici, dei rapporti tra astrologia e teologia, e fece numerose ricerche e studi sulle congiunzioni dei pianeti Giove e Saturno: in tal senso famosa è la sua “predizione” sull’anno 1789, quello della Rivoluzione Francese, ove «si assisterà a grandi e mirabili cambiamenti del mondo e mutazioni, anche per ciò che concerne le leggi e le sette».
Ma anche quella sul 1517 anno della Riforma protestante di Lutero: in un suo testo del 1418, intitolato “De persecutionibus Ecclesiae”, d’Ailly scrive che «è probabile che prima che siano trascorsi cent’anni da adesso si produca una grande alterazione nelle leggi e nelle sette con particolare riguardo alla legge della Chiesa di Gesù Cristo».


Non dimentichiamo poi la corrispondenza tra Colombo e l’astrologo fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482), con quest’ultimo che dava indicazioni geografiche su come fare per arrivare alle Indie per la via occidentale. Sappiamo infatti che Toscanelli inviò, in data 25 giugno 1474, una lettera al medico e canonico portoghese Fernão Martins de Reriz nella quale asseriva che il modo più veloce per raggiungere le Indie poteva essere tranquillamente quello di navigare verso occidente, essendo la distanza molto più breve che non dirigendosi «per Guinea».
Copia di questa lettera, insieme a una carta nautica, venne successivamente da Toscanelli spedita anche a Cristoforo Colombo:

A Christoforo Colombo Paolo Fisico salute.
Io veggo il nobile, et gran desiderio tuo di voler passar là, dove nascono le specierie
[cioè l’India, terra di spezie, N.d.A.]. Onde per risposta d’una tua lettera ti mando la copia d’un’altra lettera, che alquanti giorni fa io scrissi ad un mio amico, domestico del sereniss. Rè di Portogallo, avanti le guerre di Castiglia, in risposta d’un’altra, che per commissione di Sua Altezza egli mi scrisse sopra detto caso: & ti mando un’altra carta navigatoria, simile a quella, ch’io mandai a lui, per la qual resteran sodisfatte le tue dimande […][5]

Sappiamo poi che Colombo trascrisse questa lettera di suo pugno sul foglio di sguardia del suo esemplare della “Historia rerum ubique gestarum locorumque descriptio” di papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini), libro che portò poi con sé nel viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo.


Come detto anche Fernando (1488-1539), figlio naturale poi legittimato di Cristoforo Colombo, si interessò di astrologia, girando anche l’Europa per acquistare libretti di predizioni astrologiche annuali, alcuni però comprati anche anni dopo l’uscita dell’opera quindi con le previsioni già scadute: forse li acquistava per vedere se “ci avevano azzeccato”? Mah. Fra questi troviamo:


un pronostico per l’anno 1513 del medico e astrologo fiorentino Giovanni Giacomo Penni: “Iuditio novo verissimo de Lanno MDXiii per dominum Io. Ia. De pennis Astronomum[6], acquistato da Fernando a Roma nel 1515 come possiamo leggere da una nota da lui stesso apposta sull’ultima pagina di questo libretto: «Este libro costó en Roma un quatrin por dezie[m]bre de 1515»;


un pronostico per l’anno 1531 dell’astrologo Leandro Visdomini, nativo di Montecchio oggi Montecchio Emilia in provincia di Reggio Emilia e discepolo di Luca Gaurico, dal titolo: “Allo Illustrissimo et Excellentissimo Principe Alphonso Duca de Ferrara tertio Pronostico de Maistro Leandro de vicedomini Monticulano Mcccccxxx[7]; anche qui una nota di pugno di Fernando ci dice che l’acquistò a Piacenza il 10 dicembre 1530: «Este libro costó en Plazencia de Lombardía un quatrín a 10 de diziembre de 1530 y el ducado de oro vale 480 quatrines»;


un pronostico per l’anno 1522 dell’astrologo bresciano Luca Antonio Bonario dal titolo: “Iudicio Brixiano. Pronostico de meser Lucha Antonio Bonaxij Astrologo excellentissimo del anno Mcccccxxi[8]; anche qui una nota ci dice che Fernando l’acquistò a Milano nel febbraio 1531; infatti nell’ultima pagina, di suo pugno, leggiamo: «Este libro costo 1 quatrin en Milan por hebrero de 1531 y el ducado de oro vale 440 quatrines»;


un pronostico per l’anno 1524, quello del temuto diluvio, del poeta milanese Giovanni Francesco Porta dal titolo: “Pronostico de la Cesarea maiesta e del re de Franza: dil Diluvio de lano 1524: cum certe laude de li Signor Milanexi & del populo / composito per Io. Francesco porta romanapavexe[9]; questo venne acquistato a Milano il 2 marzo 1531 come da nota di suo pugno nell’ultima pagina: «Este libro costó ½ quatrín en milán a dos de março de 1531 y el ducado de oro vale 440 quatrines».


Interessanti queste note relative a quanto aveva pagato quei libretti, non vi pare?


[1] L’opera è presente nella Biblioteca Comunale Passerini-Landi di Piacenza (collocazione: (C) Libri Pallastr. 081).
[2] Regiomontanus nacque il 6 giugno 1436 (corrispondente al nostro 15 giugno) alle 16.40 a Unfinden. L’Ascendente è in Scorpione, Luna e Saturno sono tra loro congiunti in Pesci. Morì a Roma il 6 luglio 1476.
[3] Abraham ben Samuel Zacuth nacque il 12 agosto 1452 (corrispondente al nostro 21 agosto) alle ore 15.00 a Salamanca. L’Ascendente è in Sagittario, la Luna in Cancro in applicazione a Urano, Venere e Saturno sono congiunti al Medio Cielo. Morì probabilmente a Gerusalemme nel 1515 anche se altri danno come luogo Damasco oppure Turchia e come anno il 1520 o 1522.
[4] Pierre d’Ailly nacque a Compiègne nel 1350 e morì ad Avignone nel 1420.
[5] GUSTAVO UZIELLI, L’epistolario Colombo-Toscanelliano e I Danti, presso la Società Geografica Italiana, Giuseppe Civelli, Roma 1889, p. 4.
[6] L’opera è presente nella Biblioteca Capitular y Colombina de Sevilla (collocazione: 12-1-19(6)).
[7] L’opera è presente nella Biblioteca Capitular y Colombina de Sevilla (collocazione: 12-1-15(34)).
[8] L’opera è presente nella Biblioteca Capitular y Colombina de Sevilla (collocazione: 12-1-15(16)).
[9] L’opera è presente in una miscellanea nella Biblioteca Capitular y Colombina de Sevilla (collocazione: 13-2-16(16)).

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