I fusi orari: breve storia

I fusi orari: breve storia
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Sappiamo che la Terra ruota su se stessa da ovest verso est in 24 ore (dato non costante ma qui al momento non ci interessa), ciò che fa sembrare il Sole sorgere da est e andare verso ovest.

Questo significa che i paesi che si trovano a est vedranno il Sole sorgere prima di quelli a ovest; così, ad esempio, a Tokio il Sole sorgerà molto prima che a Firenze, e quando col passare delle ore anche a Firenze vedranno il Sole sorgere, a Tokio avranno già pranzato o giù di lì.

Ovviamente non importa andare a scomodare i nipponici; anche semplicemente rimanendo in Italia ci accorgiamo che una certa differenza esiste; prendiamo ad esempio Trieste e Genova: pur avendo le due città, oggi, la stessa ora di orologio, i genovesi possono usufruire di qualche minuto in più di luce serale dei triestini, “passando” il Sole prima su Trieste poi su Genova, essendo Trieste più a est di Genova.

Consideriamo che nei tempi antichi, e fino a non molto tempo fa, lo spostamento a piedi, a cavallo o in carrozza non permetteva di andare in luoghi lontani in poco tempo: ci volevano giorni e giorni così che la variazione di luce solare (quindi di orario) tra il luogo di partenza e quello di arrivo aveva poca importanza. Ma le cose cambiarono ad esempio con l’avvento della ferrovia che accelerò gli scambi con paesi anche lontani, così che il discorso dell’ora divenne importante. Inizialmente gli Stati sopperirono a questo creando la cosiddetta “ora nazionale”, cioè un’ora convenzionale per tutto il loro Paese che solitamente corrispondeva a quella della capitale.
Il sistema era ingegnoso ma presentava dei problemi con la stessa ora nazionale dei Paesi vicini: ad esempio fra l’orario delle ferrovie italiane e quelle francesi c’erano 47 minuti di differenza. L’ostacolo venne aggirato creando delle “zone orarie”.

L’idea originaria (ma che purtroppo non venne subito presa in considerazione) venne a un italiano nel 1858, il matematico Quirico Filopanti: visto che la Terra compie un giro completo di 360° in 24 ore – disse a se stesso – perché non dividere la superficie terrestre in 24 zone di un’ora ciascuna ovvero ognuna ampia 15°? D’altronde 360° / 24h = 15°.

Quirico Filopanti, il cui vero nome era Giuseppe Barilli, nacque a Budrio (Bologna) il 20 aprile 1812 e morì povero a Bologna il 18 dicembre 1894. Lo pseudonimo “Quirico Filopanti” venne da lui scelto per asserire sia la sua bontà (Filopantus, “colui che amò tutti”) sia l’amore che aveva per l’antica Roma (Quirico).
Fusi_FilopantiMatematico, filosofo, politico e astronomo, fu professore universitario di Meccanica e Idraulica a Bologna, eccellente divulgatore dell’astronomia che presentava in molte affollate conferenze, e amico di Giuseppe Garibaldi con il quale condivideva idee e sogni.
Repubblicano, mazziniano, fu tra gli artefici dell’effimera Repubblica Romana (1849). Rientrato in Italia, fu anche membro del Parlamento italiano.

Nel 1858 Filopanti si trovava in Inghilterra: c’era arrivato nel 1852 provenendo dagli Stati Uniti d’America dove si era rifugiato nel 1849 autoesiliandosi quando i Francesi avevano occupato Roma facendo capitolare il sogno repubblicano; fu a Londra che Filopanti scrisse e pubblicò (1858/1860) un saggio scientifico-filosofico-religioso in due volumi, “Miranda!” (col significato di “degna di ammirazione”), dove esponeva la sua teoria relativa ai fusi orari o “giorni longitudinali”[1].

L’idea di queste “zone orarie” venne poi ampliata, corretta e divulgata dall’ingegnere ferroviario americano William Frederick Allen (1846-1915) e soprattutto dall’ingegnere scozzese Sandford Fleming (1827-1915)[2] che la presentò nel 1878, ben venti anni dopo l’inascoltata e misconosciuta proposta di Quirico Filopanti.

La suddivisione in zone orarie della Terra venne ratificata il 22 ottobre 1884 dalla Conferenza Internazionale dei Meridiani svoltasi a Washington (che però non accennò minimamente alle idee di Filopanti). E però non tutte le nazioni vi si adeguarono subito, anzi: l’Italia, ad esempio, si allineò a questo sistema il 1° novembre 1893; la Francia addirittura nel 1911, restia com’era ad adeguare i propri orologi su un meridiano della “perfida Albione”, quello di Greenwich adottato dalla Conferenza, dopo accese discussioni, come punto di partenza dei fusi quindi come meridiano di riferimento.


[1] Primo volume: Miranda! A book on wonders hitherto unheeded, James Morgan, London 1858. Secondo volume: Miranda. A book divided into three parts entitled Souls, Numbers, Stars, on the neo-Christian religion with confirmations of the old and new doctrines of Christ. From wonders hitherto unheeded in the words and divisions of the Bible in the facts and dates of history and in the position and motions of the celestial bodies, James Morgan, London 1860.
[2] La sua storia in: CLARK BLAISE, Il signore del tempo, Bompiani, Milano 2001.


Foto in evidenza da: www.radiomarconi.com

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