Tommaso Bovio (1521-1609)

Tommaso Bovio (1521-1609)
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Cinquecento anni fa, il 5 luglio 1521 poco prima delle ore 16.00 locali, nasceva a Verona da nobile famiglia veronese il medico e strologo Tommaso Bovio[1].

Dopo gli studi di Legge a Padova, Bologna e Ferrara, si arruolò nelle truppe pontificie iniziando la carriera militare. Attratto da materie come medicina, astrologia, magia, cabala, alchimia, si avvicinò, abbandonata la carriera militare, alla medicina, supportato però più da geniali intuizioni che non da veri e propri studi accademici (si autodefinì «medico de’ disperati e abbandonati»).
Nel 1566 fu a Genova, probabilmente per impratichirsi di medicina, abitando a casa di Antonio Maria Pignamo, chirurgo milanese; da lì scrisse una lettera, in data 6 aprile 1566, al celebre medico bolognese Leonardo Fioravanti (1517-1583), geniale scopritore di rimedi farmaceutici e seguace delle teorie del medico, alchimista e astrologo svizzero Paracelso (Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, 1493-1541), al quale chiese informazioni mediche e alchemiche.

Lo stesso Bovio si avvicinò con convinzione alle teorie di Paracelso, indirizzato a esse dal medico orceanese Girolamo Donzellini[2], ciò che però lo fece ben presto scontrare con la medicina ufficiale e la sua farmacopea accademica da lui reputata monotona e di scarsi risultati. Da quest’ultimo lato opponeva i suoi rimedi che magnificava come eccellenti e portentosi grazie alle sue pratiche astrologiche e alchemiche, ad esempio l’Hercole, un preparato che lui stesso diceva aver inventato ma che alcuni suoi critici dissero essere solo una maldestra imitazione di un composto di Paracelso.

Nel 1572 inviò una supplica all’appena insediato papa Gregorio XIII (Ugo Buoncompagni) per poter aggiungere al suo nome di battesimo quello di Zefiriele, che secondo lui gli avrebbe dato poteri straordinari e riversato sulla sua persona notevoli influssi benefici[3].

In polemica con la medicina ufficiale e contro i dotti medici che spillavano solo soldi («medici da rapina»), scrisse il “Flagello Contro De’ Medici Communi…[4], stampato a Venezia nel 1583 e dedicato a Curio Boldieri, di ricca e stimata famiglia veronese.
È questa un’opera, sotto forma di dialogo, dove abbondano tesi mediche e farmacologiche molto ardite e anticonvenzionali frammezzate da duri attacchi al mondo accademico. A queste sue invettive rispose polemicamente un giovane medico veneziano, Claudio Gelli (forse pseudonimo dietro al quale si nascondevano alcuni medici).
Bovio rispose con un altro libello, il “Melampigo Overo Confusione De’ Medici Sofisti Che S’Intitolano Rationali…[5], stampato a Verona nel 1585, dove difendeva l’astrologia medica e la liceità della magia portando a suo sostegno sì gli scritti di Ippocrate e Galeno ma anche di astrologi come Pietro d’Abano, Bartolomeo Vespucci, Federico Crisogono, Annibale Raimondo e tanti altri e dove spiegava anche perché a suo tempo scrisse il Flagello:

[…] havendo io pratticato, & conosciuto, che la maggior parte delli Medici sono ignudi di Astrologia, cosi ad essi necessaria, & che molti loro infermi per questa grave ignorantia moiono nelle mani loro; Mosso da zelo & carità verso languenti, scrissi quel mio Flagello de’ Medici […] (f. 10r).

Qualche anno dopo rincarò la dose con il “Fulmine Contro De’ Medici Putatitii Rationali…[6], stampato a Verona nel 1592 e dedicato, in data «17 di martio», al duca Vincenzo Gonzaga signore di Mantova, un testo sotto forma di dialogo fra Bovio stesso, Curio Boldieri e personaggi di fantasia, dove con orgoglio espone casi clinici da lui risolti a dispetto delle diagnosi dei soliti «miserabili Medici».
Nel 1626 queste tre opere vennero raccolte in un unico volume con acclusa risposta del medico Claudio Gelli[7].

Scrisse anche “Theatro dell’Infinito in cui si discorre della Providenza di Dio nel governo del Cielo, della Terra, et dell’Abisso[8], un’opera in forma di dialogo fra tre interlocutori, cioè Bovio stesso, Curio Boldieri e il poeta Giovanni Fratta, lavoro che prendeva, con forma dotta ed erudita, la difesa dell’astrologia in special modo contro le tesi delle “Disputationes adversus astrologiam divinatricem” (1494) di Pico della Mirandola.

Nel 1595 si interessò presso papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini) affinché prendesse in considerazione la possibilità di revoca della Bolla emessa da Sisto V nel 1586 contro l’astrologia giudiziaria.

Convinto sostenitore dell’astrologia nella pratica medica, dotato di una vis polemica assai marcata, ebbe più nemici che estimatori, cosa che a lui, molto probabilmente, non dispiaceva affatto.

Morì a Verona il 18 settembre 1609 e venne sepolto nella chiesa di San Pietro in Carnario, «ove sono l’ossa de’ miei antecessori»[9], con il seguente epitaffio:

SYDERALIA CURAE MEDICAE RESTITUTAE ZEPHIRIEL THOMAS BOVIUS
JUNXIT, AVINXIT ENCYCLIOS, CENTRUM, TERRAS, MARIA, AETHE-
RA, COELOS LUSTRAVIT. MIRIFICA PROTULIT MONSTRUOSA, SCIT
PATRIA, SCIT ORBIS. IN SINU ACQUIEVIT IMMORTALITATIS XIV.
KAL. OCTOBRIS MDCIX. AETAT. VERO LXXXIIX.


[1] Era ancora in vigore il calendario giuliano. Corrisponderebbe al nostro 20 luglio.
[2] Girolamo Donzellini (1513-1587), nativo di Orzinuovi nel bresciano, aderì giovanissimo al protestantesimo e per questo subì varie condanne, entrando e uscendo varie volte dal carcere, fino a che, torturato, venne definitivamente condannato dall’Inquisizione della Serenissima per adesione alle idee eretiche luterane. La condanna venne eseguita nella primavera del 1587 tramite affogamento nella laguna veneziana.
[3] Si dette il nome Zefiriele spiegando, nella sua opera Melampigo, che il nome era come «[…] fiato di Dio serenante et fecondante» (f. 16r). Da considerare che Zefiro, dal latino zephirus, era il nome della personificazione della brezza primaverile.
[4] Titolo dell’opera: Flagello Contro De’ Medici Communi, detti Rationali; di Zefiriele Tomaso Bovio Nobile Patritio Veronese: Nel quale non solo si scuoprono molti errori di quelli: ma s’insegna ancora il modo di emendargli, & correggerli, Venetia, appresso Domenico Nicolini, 1583. L’opera è presente nella Biblioteca Marucelliana di Firenze (collocazione: MAGL.6.A.XIV.24).
[5] Titolo dell’opera: Melampigo Overo Confusione De’ Medici Sofisti, Che S’Intitolano Rationali, Et del Dottor Claudio Geli, & suoi complici nuovi Passali, & Achemoni: Di Zefiriele Thomaso Bovio Nobile Patricio Veronese nuovo Melampigo, In Verona, appresso Girolamo Discepoli & fratelli, ad istantia di Marc’Antonio Palazzolo, 1585. L’opera è presente nella Biblioteca Universitaria Alessandrina di Roma (collocazione: AE f 85). Il nome Melampigo significa “natiche nere” (dal greco melas, nero, e pygos, natiche) e fu nomignolo dato a Ercole per via delle sue ch’eran nere e pelose. Si racconta che due fratelli bruti e crudeli, Basala e Achemone, si divertivano ad assalire i forestieri; un giorno vennero avvertiti di fare attenzione ad un uomo dalle natiche nere che li avrebbe sconfitti; tempo dopo si imbatterono in Ercole che dormiva sotto un albero e l’assalirono; ma Ercole con un sol gesto li prese e li attaccò alla sua clava a mo’ di selvaggina portandoseli dietro la schiena a testa in giù; standosene in quella posizione videro le natiche di Ercole che erano nere e pelose e dissero impauriti: «Ecco il Melampigo!»; a quelle parole Ercole rise, li perdonò e li lasciò liberi. Dandosi il nome di Melampigo, Bovio voleva dirsi il castigatore dei nuovi Basala e Achemone («Passali, & Achemoni»), cioè di quei medici ignoranti e arroganti che non avevano altro da meritarsi che una bella lezione.
[6] Titolo dell’opera: Fulmine Contro De’ Medici Putatitii Rationali Di Zefiriele Thomaso Bovio Nobile Veronese, In Verona, MDXCII, Appresso Sebastian dalle Donne, & Andrea de’ Rossi suo Genero. L’opera (edizione veronese del 1602 stampata da Francesco dalle Donne) è presente nella Bayerische Staatsbibliothek München (collocazione: 4 Med.g. 44#Beibd.2) ed è stata consultata nella riproduzione digitalizzata.
[7] Opere di Zefiriele Tomaso Bovio nobile veronese, cioè, Flagello, Fulmine, & Melampigo, contre de’ medici putatitij rationali. Con la risposta dell’Eccell. dottor Claudio Gelli. In quest’ultima impressione ricorrette, e migliorate, & in un solo volume raccolte, in Venetia, appresso Francesco Baba, 1626. L’opera è presente nella Biblioteca Biomedica della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Firenze (collocazione: MEANT G.7.4.51).
[8] L’opera si trova in un codice del XVII secolo presente nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (collocazione: Ashb. 340).
[9] Flagello…, p. 13, dall’edizione del 1601 stampata a Verona «Appresso Francesco dalle Donne» presente nella Bayerische Staatsbibliothek München (collocazione: 4 Med.g. 44#Beibd.1) e consultata nella riproduzione digitalizzata.


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