Un pronostico mal digerito

Un pronostico mal digerito
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Non sempre ciò che è scritto nei pronostici viene preso bene dal committente di turno, in special modo se il responso è avverso a ciò che egli si aspettava. Ben lo sapevano gli astrologi del passato che avevano a che fare con i capricci di nobili e regnanti e che per questo dovevano calibrare con la massima cura ciò che scrivevano.
Sì perché sbagliare responso o pronosticare non solo disavventure ma semplicemente cose o eventi non graditi al principe di turno poteva costare caro, come successe a un povero prete che maldestramente ma giustamente predisse al duca di Milano Galeazzo Maria Sforza (1444 – 1476) che avrebbe governato per soli dieci anni, come ci racconta lo storico milanese Bernardino Corio (1459-1519):

[…] un sacerdote essendo dal duca richiesto quanto tempo avesse a regnare, rispose che non toccherebbe l’undecimo anno, per cui fattolo imprigionare gli mandò un piccol pane, un bicchier di guarnazza, ed un’ala di cappone facendogli dire, che non avrebbe più nulla d’altro. Con tali cose, cibandosi anche del proprio sterco si mantenne per dodici giorni e finalmente morì. [1]

Qualcosa di simile ma senza le estreme conseguenze patite dal povero sacerdote accadde anche al grande medico, astronomo e astrologo ferrarese Pietro Bono Avogario (1425 ca. – 1506).
Avogario fu docente di Astrologia a Ferrara per ben trentanove anni, dal 1466 al 1506 [2].
Fu altresì docente di Diritto Canonico sempre allo Studio ferrarese, e in tale veste ebbe come allievo, e lo addottorò in quella materia il 31 maggio 1503, Niccolò Copernico (Nikolaj Kopernik, 1473-1543). Era tenuto in gran stima dal duca Ercole I d’Este, che molto lo protesse.

Come accennato alcune sue previsioni gli procurarono dei grattacapi per non dire peggio, come quando il duca Galeazzo Maria Sforza (sempre lui!) credette di riconoscersi in alcuni funesti pronostici sulla vita di un “principe” elaborati nel 1474 dal nostro povero astrologo [3].
Ecco come Galeazzo dà incarico a Giovanni Battista da Cotignola, in data 17 luglio 1474, affinché provveda a inoltrare al duca Ercole d’Este le sue rimostranze nei confroni di Avogario:

Messer Zoan Baptista, voi andarete da lo Illustrissimo Duca Hercule et per vostra parte li exponerete che avendo Magistro Petro Bono astrologo de Signoria Sua divulgato el suo iudicio de questo anno per tutta Italia, è acapitato in le mano di questi nostri physici peritissimi de astrologia, li quali, lecto epso iudicio et examinato bene le particularità che sonno in quello, ne hanno dechiarato (quantunché extimano che in epso iudicio non habia voluto fare mentione de noi, tam perché simile cose capitano per mano del vulgo, facilmente se poteria pensare) ch’el dicto Magistro Petro Bono apertamente inferisce che noi in questo anno havemo ad incurrere in pericolo della vita et anche del stato, como per le parole tolte dalli capitoli de epso iudicio et notate qua soto se pò comprendere […]. [4]

Ma questo fu solo un anticipo, e nemmeno tanto “pericoloso”. Il peggio venne dopo, quando oltre a questo ricevette anche delle minacce di morte se non avesse corretto il tiro, come leggiamo in una lettera fattagli arrivare da un emissario dello Sforza:

Magistro Petro Bono, voi astrologati e fati iudicio d’altri e non sapeti astrologare né fare iudicio de periculi vostri imminente, perché il Duca di Milano ha mandato lì per farve tagliare a pezi e tuttavia ne manda deli altri per fare questo, che, non potendolo uno, venghi facto all’altro’ e azò credati ve dicha el vero, se fate ponere mente ad le bollete et ad le porte, trovareti che tra li altri ve capitarà uno Zorzo Albanese di piccola statura et homo scuro in faza, et l’altro Iohanne de Lucoli, grande, rubicondo, cum li capelli longhi di colore castano, et va uno poco zoppo. State advertente che non ve parlo senza casone. [5]

La cosa fortunatamente non ebbe seguito, anche e soprattutto per i buoni uffici degli Estensi.
Ma Avogario a quanto pare non poteva non dire quello che le stelle gli suggerivano, e così in un altro pronostico del 1476 se ne uscì dicendo che un grande principe alla fine di quell’anno sarebbe stato ucciso o col ferro o col veleno, e guarda caso la mattina del 26 dicembre 1476, mentre stava entrando nella chiesa di Santo Stefano in Brolio a Milano, il duca Galeazzo Maria Sforza, vittima di una congiura, cadde ucciso a pugnalate.


[1] B. Corio, “Storia di Milano”, 3 voll., Francesco Colombo, Milano 1855-1857, III, p. 313.
[2] Secondo quanto riportato dallo storico torinese Ferdinando Maria Gabotto (1866-1918), Avogario fu lettore allo Studio di Ferrara dal 1455 al 1473 (F. Gabotto, “Nuove ricerche e documenti sull’Astrologia alla Corte degli Estensi e degli Sforza”, La Letteratura, Torino 1891, p. 25). Lo storico torinese fa riferimento a quanto riportato nell’Archivio di Stato di Modena, Camera Ducale, Memoriali (ibidem, nota 4).
[3] Titolo del pronostico di Avogario: “Iudicium Magistri Petri Boni Ferrariensi Mcccclxxiiii“. L’opera è presente nell’Archivio di Stato di Milano (collocazione: Sforzesco, Misc. 1569).
[4] F. Gabotto, “L’astrologia nel Quattrocento in rapporto colla civiltà. Osservazioni e documenti storici”, p. 405, in: «Rivista di Filosofia Scientifica», VIII, giugno/luglio 1889, Fratelli Dumolard, Milano 1889, pp. 377-414.
[5] F. Gabotto, op. cit., p. 407.

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