Una “bulla papalis” contro l’astrologia

Una “bulla papalis” contro l’astrologia
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Oggi, 430 anni fa, cioè il 5 gennaio 1586, veniva emanata la Bolla Pontificia “Coeli et Terrae Creator” che metteva al bando l’astrologia. Artefice di essa fu Papa Sisto V (Felice Repetti). Da considerare comunque che quella che veniva effettivamente condannata era l’astrologia che formulava giudizi sul futuro dell’uomo, cioè l’ astrologia iudicialis lesiva, così veniva detto, del libero arbitrio dell’essere umano.

Veniva invece salvata, o quantomeno veniva vista con occhi un po’ più benevoli, l’astrologia cosiddetta naturale, cioè quella che, sempre studiando segni ed eventi celesti, dava conto di come muoversi al meglio in ambito agricolo, nella navigazione o in campo medico.

Di questa Bolla venne fatta anche una traduzione in volgare eseguita su ordine dell’arcivescovo di Bologna il cardinale Paleotti e che uscì nello stesso anno col titolo: “Constitutione della Santita di N.S. Sisto Papa Quinto Contra coloro, ch’essercitano l’arte dell’Astrologia giudiciaria, & qualunque altra sorte di divinationi, sortilegij, superstitioni, strigarie, incanti, &c. Et contra coloro, che leggono, et tengono libri intorno à tal materia &c.”, stampata a Roma per i tipi degli Eredi di Antonio Blado e a Bologna per i tipi di Alessandro Benacci [1].

Ne riporto qui alcuni stralci:

[…] Nientedimeno acciò che questo superbo animale dell’huomo non s’innalzasse nel suo sapere, mà temesse: & prostrato à terra adorasse l’immensa maestà del suo fattore, riserbò à se solo la scienza delle cose, c’hanno à venire, e la cognitione delle future […]. Et per antivedere i futuri avvenimenti, e fortuiti casi (eccettuando quelli, che da le cause naturali necessariamente, ò per il più sogliono nascere, quali non appartengono alla divinatione) non si hanno alcune vere arti, ò scienze: ma solo fallaci, e vane per astutia d’huomini scelerati, & fraudi de Demonij introdotte; Da l’opere, consiglio, & aiuto de’ quali nasce ogni sorte de divinatione […]. Tali sono principalmente gli Astrologi dell’Antichità chiamati Matematici, Genethliaci, Planetarij, i quali professando la vana, e fallace scienza delle constellationi, e stelle, e sfacciatamente procurando di pervenire l’ordine della divina dispositione da manifestarsi à suo tempo, misurano le natività, e generationi de gli huomini dal corso delle stelle, e dalle constellazioni, & giudicano le cose future, ò anco presenti, e passate occulte; & dal nascimento de fanciulli, e dal di, nel qual nascono, overo da qualunque altra vanissima osservatione, e distintione de tempi, e de’ momenti; temerariamente presumono di antivedere, giudicare, & affermare dello stato di ciascun’huomo, conditione, corso della vita, honori, ricchezze, prole, salute, morte, viaggi, combattimenti, inimicitie, carceri, occisioni, varij pericoli, & altri casi; & eventi prosperi, & avversi, non senza gran pericolo d’errore, & infedeltà […] (pp. 1-4).


[1] L’opera (edizione di Bologna) è presente nella Biblioteca Carlo Viganò di Brescia (collocazione: B.5.47) ed è stata consultata nella riproduzione digitalizzata della Biblioteca Digitale Museo Galileo di Firenze. La traduzione completa della Bolla è presente in: Tommaso Campanella, Opuscoli astrologici. Come evitare il fato astrale. Apologetico. Disputa sulle Bolle, introduzione, traduzione e note di Germana Ernst, BUR, Milano 2003, pp. 255-267.

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